La redazione di Sottoporta ha deciso di raccogliere alcuni suoi pensieri su PSG-Inter, la partita che deciderà la squadra regina d’Europa nel 2025.
PSG-Inter, parigini o meneghini, rouge-et-bleu o nerazzurri. Entrambe squadre che la coppa dalle grandi orecchie l’hanno solo sfiorata negli ultimi anni. Gli uni hanno ceduto nel tombale silenzio del Da Luz nel 2020, a discapito del Bayern Monaco; gli altri, invece, sono usciti sconfitti dinanzi al Manchester City di Guardiola nella finale di due anni fa ad Istanbul. Una, dopo una partenza balbettante, ha vinto tutto in patria e mira alla consacrazione europea. L’altra, invece, è rimasta una delle squadre migliori in campo internazionale, superando in partite epiche i bavaresi e, soprattutto, il Barcelona. Chiunque porterà a casa la coppa questa sera, lo avrà meritato per tutti i colpi di classe, le intuizioni, le giocate e il talento mostrati in questa stagione di grande calcio.
PSG-Inter, la previsione di Cosimo Giordano
L’Inter arriva a quest’appuntamento forte di una strutturata solidità costruita nel tempo. È una squadra compatta, matura ed esperta. La finale di Istanbul, persa due anni fa contro il Manchester City, oggi si può trasformare in fame di rivincita. Anche lo scudetto perso contro il Napoli nelle battute finali di una Serie A assolutamente alla portata può spronare ulteriormente verso la vittoria. Il percorso europeo è stato praticamente perfetto, fatta eccezione per la sfida contro il Bayer Leverkusen. Il capolavoro, però, è stata ovviamente la semifinale leggendaria contro il Barcelona di Lamine Yamal: una vittoria (7-6 tra andata e ritorno) che può dare ulteriore carica.
Il PSG, invece, ha vissuto una stagione a due facce. Partenza a rilento, poi la svolta: Luis Enrique ha trovato la quadra nella seconda parte dell’anno, costruendo con pazienza e sagacia una squadra valida che diverte e che spaventa gli avversari. Hanno dei meccanismi quasi perfetti e sono difficili da affrontare. Merito di un centrocampo straordinario, ma anche della rinascita definitiva di Ousmane Dembélé, finalmente decisivo senza l’amico Mbappé. Da gennaio i parigini dispongono anche di un jolly in più: quel Khvicha Kvaratskhelia che fino a poco tempo fa è stato il miglior giocatore della Serie A insieme Lautaro Martínez, pronto a completare il “Grande Slam”.
PSG-Inter sarà una gara tesissima. Sarà più decisivo l’attacco esplosivo del PSG o la difesa granitica dell’Inter? Bella domanda. I francesi probabilmente prenderanno il controllo del gioco, ma i nerazzurri, forti anche di un centrocampo di altissimo livello, hanno tutti i mezzi per ribattere colpo su colpo – magari sfruttando le ripartenze. Di certo la retroguardia del PSG (Pacho è un gran bel difensore) non è fragile come quella del Barça. Una sfida sicuramente avvincente, equilibrata, difficile da decifrare. Per questo, il mio pronostico è: X al 90′. Poi, vedremo…
PSG-Inter, la previsione di Matteo Cipollone
A., un mio amico interista sfegatato, visse le tre settimane preparatorie alla finale di Champions League del 2023 contro il Manchester City con un’invidiabile serenità. Potete immaginare il mio stupore, dunque, vedendo invece uno stato d’animo radicalmente opposto nelle tre settimane prima di PSG-Inter di quest’anno. La calma stoica di due anni fa ha lasciato il posto ad uno sciame di pensieri, di preoccupazioni, persino di paranoie. Quando ho chiesto delucidazioni, mi ha risposto:
Due anni fa ero tranquillo perché l’Inter non aveva nulla da perdere. Quest’anno l’Inter ha una concreta possibilità e questa realizzazione mi devasta.
Non me ne vogliano i colleghi di tifo più scaramantici (come A.), ma tutti i torti non li ha. PSG-Inter è una sfida equilibrata. Sarà una sfida diversa rispetto a quelle affrontate dai nerazzurri fino ad ora. I francesi sono solidi difensivamente, sanno gestire in maniera elaborata il pallone, hanno un patrimonio tecnico degno dell’UNESCO. Ma queste sono caratteristiche che, in realtà, appartengono anche all’Inter. Come nel caso del Barcelona, allora, vincerà chi avrà saputo mantenere più a lungo un’altissima pressione sugli avversari.
Chiudiamo con alcune statistiche. A Monaco di Baviera in finale ha vinto sempre chi non aveva mai sollevato una Champions League prima di allora. Tutte le squadre vincenti, tuttavia, non si sono mai imposte nello stesso anno anche in campionato: anche l’OM, vincitore della Champions League 1993, si è visto revocare pochi mesi dopo il titolo nazionale. L’ultima affermazione dell’Inter in Champions risale al 2010, nello stesso anno in cui il Milan annunciò l’arrivo in panchina di Massimiliano Allegri. E a proposito di Milan: dopo Istanbul, c’è sempre Atene…
PSG-Inter, la previsione di Giancarlo Falletta
Chi ha da perdere di più tra le due contendenti? Certo, l’Inter di Simone Inzaghi non si presenta a questa finale da outsider come due anni fa contro il City, anzi. La consapevolezza, la forza e le dinamiche di questa stagione riversano sull’Inter aspettative di non poco peso. I nerazzurri partono alla pari e se provate a giocare con i calciatori e i relativi ruoli, andreste a comporre una TopXI che presenta quasi egual numero di calciatori nerazzurri e francesi.
Identità chiara e decisa, idee di gioco consolidate, top player in più di un ruolo (dai, provate a dirci che Bastoni, Dimarco o Barella non sono tra i primi 5 al mondo nella loro posizione). No, l’Inter stavolta ha addosso il peso di chi sa di non poter sbagliare. Perdere non trasformerebbe la stagione in fallimentare, perché – come direbbe Francesco Repice – “il calcio è un’altra cosa” e l’Inter ha giocato al massimo delle sue possibilità su tre fronti e sino alla fine. Ma il sapore d’amaro sarebbe persistente come non mai stavolta.
Dall’altra parte il PSG senza un certo tipo di “prime donne” sembra aver trovato la chiave. Luis Enrique ha plasmato una squadra che, senza un vero attaccante centrale, piomba sulle avversarie come una valanga nella notte. Ti sorprende, ti avvolge, opporsi diventa complesso. I Prìncipi nell’undici tipo ci sono, perché Donnarumma, Kvaratskhelia e Dembelé hanno quel tipo di imprinting, ma il messaggio è stato chiaro per tutti sin da subito: si corre tutti insieme e ognuno per l’altro. Un taglio al passato. Un “tutti per uno, uno per tutti” dove Alexandre Dumas si è trasformato nel tecnico spagnolo e dove i Moschettieri sono i tre campioni elencati prima. Non c’è pronostico possibile, ma sarà una la finale di uno sport di squadra dove gli uno contro uno saranno fondamentali. Quella sarà la chiave di tutto.
PSG-Inter, la previsione di Nicola Lopuzone
Non saprei dire da quale lato della bilancia questa finale possa propendere. Nei quarti e nelle semifinali abbiamo visto l’Inter usare i propri punti di forza per colpire i punti deboli degli avversari. E sono certo che con il PSG sarà lo stesso. Se l’asse sinistro Bastoni-Mkhitaryan-Dimarco farà il suo dovere, sulla catena di sinistra potrebbero crearsi i presupposti per fare del male ai parigini. Dall’altra parte, il rischio che l’immensa qualità del centrocampo a disposizione di Luis Enrique, unito alle corse dei tre attaccanti, possa sopraffare la formazione nerazzurra è altrettanto concreto.
Per cui, per chi suonerà la campana? Uscendo da considerazioni di ordine tattico o tecnico, l’età media ci suggerisce che per il PSG questo potrebbe essere il primo di tanti tentativi per portare a casa la coppa, per l’Inter invece potrebbe essere l’ultima occasione per un ciclo iniziato da quando Marotta ha portato a Milano Antonio Conte. Per cui l’aria che si respira è quella di un’occasione più unica che rara per la formazione nerazzurra, quasi da ora o mai più. Questo aspetto, che ha caratterizzato in senso positivo il cammino dell’Inter in questa Champions, potrebbe essere l’elemento decisivo per stabilire l’andamento di questa finale.
PSG-Inter, la previsione di Stefano Follador
PSG-Inter sarà sicuramente una sfida molto interessante, ma anche molto complicata da interpretare e prevedere. La storia della Champions League la fanno i campioni, i giocatori tecnici e gli artisti del pallone.
Questo dovrebbe dare mezzo punto di vantaggio alla banda di Luis Enrique, il cui tasso tecnico è veramente elevatissimo. Tuttavia, una finale spesso e volentieri non è uno scontro in cui esce vincitore il migliore, ma quello con la forza mentale maggiore.
Questa Inter è passata per un percorso di crescita e di maturità lungo anni, si è fermata ad un Rodri di distanza dalla coppa due stagioni fa, oggi arriva a Monaco con gli occhi di chi sa esattamente cosa deve andare a fare. Squadra matura, solida, con la tigna di chi non molla mai.
Tutto ciò è comunque unito ad uno spartito tattico solido e a una cifra tecnica magari non appariscente come quella transalpina, ma sempre di alto livello.
Alla fine di queste considerazioni credo che i neroazzurri potrebbero spuntarla. Probabilmente di poco, ma per me vinceranno loro. Magari in maniera sporca, immeritata, poco aesthetic, ma l’esperienza in questa occasione avrà il suo peso.
Insomma, tante opinioni, ma tutte concorde su due punti. Sarà una finale equilibrata, ma sarà anche una finale bellissima.
Il meglio del calcio internazionale su Sottoporta: Risorse, visione e ambizione: il Paris FC lancia la sfida al PSG
Immagine di copertina realizzata da Fabrizio Fasolino