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Interviste Resto d'Europa

Intervista a… Koen Kostons

Vi sono rapporti e simpatie che, certe volte si alimentano con una singola scintilla: in un certo senso può essere questo il caso. Abbiamo avuto la possibilità di intervistare e scambiare qualche opinione con Koen Kostons, un ragazzo come noi, come tanti, ma con una spontaneità fuori dal comune.

Innanzitutto abbiamo voluto approfondire chi è Koen Kostons e quali sono le sue caratteristiche all’interno del rettangolo verde, per farvi conoscere meglio questo attaccante nato in Belgio ma olandese a tutti gli effetti.

“Ho 24 anni e posso giocare come centrocampista offensivo, ma soprattutto come attaccante, ruolo che ho ricoperto in ogni partita dell’anno scorso sebbene io non sia un realizzatore implacabile. Mi piace portare a termine rapide combinazioni nello stretto sfruttando quelle che ritengo essere le mie principali doti: rapidità, corsa negli spazi e soprattutto mi sento di essere abile nel gioco di squadra.”

Confini labili

Kostons è nato a Genk, città che ha visto crescere campioni del calibro di Courtois, De Bruyne, Koulibaly e Milinkovic-Savic, ma è cresciuto a Maastricht, una ventina di chilometri più a sud-est. Abbiamo voluto chiedergli se c’è mai stata l’opportunità di tornare da calciatore nella sua città natale.

“È una bella domanda, ma non c’è mai stato un interesse… Io sono nato lì ma cresciuto a Maastricht, nei Paesi Bassi, per cui non c’è mai stata una vera connessione con Genk. Avete menzionato dei grandissimi nomi, e i biancoblu sono famosi per la loro eccezionale gestione dei giovani, per cui è un peccato che non fossero interessati. Però nel calcio non si può mai sapere, dunque un giorno o l’altro potrebbe capitare l’occasione di approdarvi.”

Koen ha fatto la trafila nelle giovanili dell’MVV Maastricht, squadra con cui ha esordito il giorno dopo il suo diciottesimo compleanno – nel settembre 2017 – e trovato il suo primo gol da professionista un paio di mesi più tardi. Nel 2021, ancora molto giovane, decide di intraprendere una nuova sfida compiendo un passo verso l’ignoto.

Cosa spinge un calciatore a lasciare il campionato olandese e raggiungere la terza serie svedese?

All’epoca giocavo all’MVV, in Eerste Divisie (il secondo livello del campionato dei Paesi Bassi, nda). Il mio contratto era in scadenza e sentivo come se avessi bisogno di uscire dalla mia zona di comfort per provare qualcosa di nuovo. Sono entrato in contatto con il direttore sportivo del Dalkurd, anche lui originario del Belgio, e qualche settimana dopo ho firmato con loro. È stato un grande salto nel buio per me, perché non avevo mai giocato con alcun club escluso l’MVV, però ero molto motivato dall’affacciarmi a un mondo nuovo in cui dimostrare le mie capacità.

Il Dalkurd FF è una società molto speciale, nata nel 2004 a Borlänge su iniziativa di alcuni membri della comunità della diaspora curda. La Svezia è infatti uno dei paesi che hanno maggiormente accolto la popolazione del gruppo etnico iranico costretta all’esodo. Il club originariamente prevedeva di creare un progetto indirizzato ai giovani del posto, e il suo nome fa per l’appunto riferimento alla situazione curda: si tratta di una aplologia (contrazione di due parole in una sola) tra “dal-“, che richiama la regione del Dalarna, dove si trova Borlänge, e “kurd-“. Lo stemma sociale stesso prende evidentemente spunto dalla bandiera del Kurdistan. Abbiamo voluto chiedere a Kostons quanto è forte il legame fra società e tifosi e come ha vissuto i 12 mesi passati in Svezia.

È un club molto speciale, completamente costruito e amministrato da persone di origine curda, inoltre c’è un rapporto molto stretto fra club e tifoseria. Puoi considerare il Dalkurd come se fosse la nazionale del Kurdistan, o quantomeno così è come lo percepisce la gente. Quella curda è una comunità davvero importante, che conta approssimativamente 45 milioni di persone. È possibile avvertire il loro supporto anche da lontano grazie ai social media.
Il popolo curdo accoglie tutti con così tanto calore e affetto che posso solo ringraziarli. Mi hanno aiutato in ogni modo che fosse loro possibile quando vivevo lì: sul loro conto posso dire soltanto cose positive. Anche se vivevo per conto mio sentivo costantemente il loro appoggio.

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Un nuovo inizio

È stato difficile integrarsi con la cultura e con il calcio svedese? Quali sono le differenze fra le due zone, tanto in campo quanto fuori?

Avevo 21 anni quando sono approdato in Svezia, per cui puoi immaginare che sia stato un passo importante. La Svezia è una grande nazione, è stato splendido viverci ma soprattutto viverlo e goderne al massimo. Apprezzo tanto la cultura svedese, assai più tranquilla e rilassata di quanto fossi abituato nei Paesi Bassi. Gli svedesi sono gentili ed amichevoli, ma anche più riservati: sono un tipo piuttosto aperto ed ero solito dire ciò che mi passava per la testa con franchezza e, talvolta, le persone sembravano esserne quasi turbate. Non tendono alla schiettezza, bensì cercano sempre di parlarti e trattarti con gentilezza.

Inoltre, ciò che adoro della Svezia è la cultura del caffè e delle torte. Ci sono moltissimi posti dove gustare un ottima fetta di torta accompagnata da un buon caffè. È assurdo!

Il calcio svedese differisce da quello olandese per molti aspetti. Il voetbal dei Paesi Bassi è noto per il “gioco di posizione“, per il livello di costruzione delle azioni e perché ogni squadra tenta di far partire la manovra dalle retrovie. Il bel calcio è all’ordine del giorno e – ci dice Kostons, non nascondendo un cordiale sorriso – in un certo senso obbligatorio. In Svezia c’è più fisicità ed un gioco meno attraente: “A nessuno interessava davvero il modo in cui giocavamo, tutto ciò che contava erano i tre punti”. Un modo diverso di intendere il calcio, ma non per questo meno divertente.

Kostons, grazie ai suoi 11 gol nel corso dell’Ettan 2021 (terzo livello della piramide calcistica svedese), ha contribuito alla promozione e al ritorno del Dalkurd in Superettan. Il club partì dall’ottava serie e mise in fila cinque promozioni consecutive, arrivando persino – nel 2018 – a partecipare in Allsvenskan, massimo torneo del paese scandinavo. Da lì, un saliscendi fra seconda e terza serie.

Kostons Dalkurd
Kostons in azione nello spareggio promozione contro il GAIS Göteborg (foto fornitaci da Koen Kostons)

La promozione in Superettan è stato un traguardo importante per il Dalkurd, e tu hai contribuito alla grande, segnando undici reti. Ti sei sentito prezioso per la squadra? Come avete festeggiato?

Ottenere una promozione è sempre speciale, qualsiasi sia il livello. Per me lo è stato particolarmente perché ho potuto lasciare il segno ed essere d’aiuto per la squadra. Ho segnato parecchio e sono riuscito a mettere a referto qualche assist, il che è molto piacevole. È sempre bello far parte di una squadra vincente. Abbiamo ottenuto la promozione dopo due gare di playoff: in casa siamo riusciti a vincere, mentre al ritorno è bastato un pareggio. Eravamo tutti contenti ed emozionati per la promozione, ma il viaggio verso casa è durato 6 ore: troppo secondo me! Difatti quando siamo arrivati, intorno alle 3 del mattino, eravamo stanchissimi. Abbiamo festeggiato per l’intero viaggio, non si poteva non farlo. Infine, la sera dopo, ci siamo trovati tutti insieme per una bella cena e poi una gran festa di squadra.

Kostons, back home

Al termine di questi 12 mesi passati in Svezia, per Koen si sono aperte le porte di un ritorno a casa, all’MVV Maastricht. Per sua stessa ammissione l’esperienza lontano dal proprio paese lo ha fatto maturare come calciatore e come persona. Un diverso modo di giocare che si è portato con sé una volta rientrato in Olanda: i risultati sono stati eccezionali.

L’anno scorso hai messo a segno 9 reti in Eerste Divisie, ma soprattutto 20 assist: un passaggio decisivo è più importante di un gol, per te?

20 assist sono tantissimi, non mi ero nemmeno mai avvicinato a un numero simile! Per il resto sono una punta, per cui la sensazione di siglare un gol è la migliore, ma sono contento anche di aver regalato tanti assist. Hanno eguale importanza, spero di continuare così. Anzi, spero di incrementare un po’ il numero di gol segnati.

Abbiamo parlato pocanzi di esperienza, elemento il cui peso si fa talvolta sentire. L’MVV difatti è una squadra molto giovane: solamente tre calciatori hanno più di 25 anni. Abbiamo chiesto a Kostons quali siano i pro e i contro di questa situazione.

Siamo molto giovani, come hai correttamente osservato. Credo sia uno dei nostri punti di forza, tutti noi abbiamo un rapporto molto solido con gli altri. Andiamo d’accordo dentro e fuori dal campo: andiamo insieme in palestra, in giro per la città, mangiamo fuori o ci riuniamo per guardare le gare di Champions League. È incredibile che un gruppo di calciatori possa diventare così unito, è un legame davvero speciale.

Proprio a causa della nostra giovane età, in determinati frangenti della partita, pecchiamo di inesperienza. Questo a volte ci porta a commettere più errori delle altre squadre. Cerchiamo di lavorare ancora più duramente e di imparare da questi momenti, così da non sbagliare in futuro.

Kostons MVV Maastricht
Kostons-gol, l’ossessione di ogni attaccante (fonte immagine: De Limburger)

Vista e considerata la breve distanza fra Genk e Maastricht, città situate nella medesima regione storica – quella del Limburgo – ma amministrativamente appartenenti alle due omonime differenti entità confinanti (esistono difatti sia il Limburgo belga che il Limburgo nederlandese), abbiamo voluto fare chiarezza sul passaporto di Kostons. Dando un’occhiata ai principali motori di ricerca, risulta che Koen possegga doppia nazionalità. Naturale, così, che la conversazione si sia spostata sulla possibile convocazione con Olanda o Belgio.

Sono nato in Belgio, ma la mia intera famiglia è dei Paesi Bassi, per cui ho nazionalità olandese. Posso assicurarvi che mi sento olandese al 100%, ma essendo nato a Genk posso ancora fare uno switch e giocare per il Belgio. Nel caso in cui mi chiamassero entrambe le nazionali, è chiaro che sceglierei gli Oranje. Non ho dubbi, sono orgogliosamente membro della famiglia olandese.

Il calcio per Koen Kostons

Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro? In quale campionato ti piacerebbe giocare e in quale credi che le tue qualità risalterebbero maggiormente?

Il mio obiettivo personale, per ora, è quello di fare più gol ed assist possibile nel corso di questa stagione. Questo mi permetterebbe di fare un passo in avanti nel corso della prossima finestra di mercato. Ci sono molti paesi ed altrettanti campionati in cui sarebbe bello scendere in campo: penso all’Italia, alla Germania, alla Spagna… Non escludo però che il prossimo step possa essere l’Eredivisie.

Mi piace molto il modo di giocare tedesco, e credo che potrei inserirmici bene. In ogni caso, tuttavia, non mi interessa più di tanto il campionato o la nazione, quanto il club che è interessato. Devo sentire la fiducia oltre a rispecchiarmi nello stile e integrarmi nelle tattiche delle squadre.

È stato poi impossibile non chiedere a Koen quali siano i suoi modelli e i suoi calciatori preferiti:

Non ne indico uno in particolare: ho sempre guardato con assoluta ammirazione Messi e Cristiano Ronaldo, due dei migliori calciatori di tutti i tempi. Ad oggi mi diverto a guardare la brillantezza di Mbappé e Haaland, una vera e propria macchina da gol. Il norvegese è straordinario perché è coinvolto pressoché in ogni marcatura della sua squadra ed è sempre nel posto giusto al momento giusto. Mbappé, invece, è semplicemente fenomenale: la velocità, l’agilità e la tecnica con cui gioca sono disarmanti. E spesso i suoi gol sono dei capolavori. Semplicemente wow!

Per Kostons il calcio è “uno stile di vita, una passione e puro divertimento”. Non possiamo far altro che accodarci al suo pensiero, ringraziandolo sentitamente per il tempo e le risposte che ci ha dedicato.

Intervista a cura di Nicola Luperini e Matteo Giribaldi. Si prega gentilmente di citare Sottoporta in ogni riproduzione su altre parti.


Immagine di copertina realizzata da PSM Sport, base tratta da una foto fornitaci da Koen Kostons

Il meglio del calcio internazionale su Sottoporta: Gift Orban, o il dono del gol

Di Matteo Giribaldi

Nasco a Genova il 22 aprile del 2000. A calcio non so giocare, così provo ad arbitrarlo e a raccontarlo. Potete trovarmi sveglio alle 3, mentre cerco che fine abbia fatto 'El Malaka' Martinez.

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