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Germania Saranno Vincenti

Come Hürzeler ha portato il St.Pauli in Bundesliga

Era partito tutto come un esperimento, per il St. Pauli era arrivato il momento di dividersi da un’istituzione come Timo Schultz. L’attuale allenatore del Colonia si era insediato al Millerntor nel 2005 come calciatore per poi scalare le gerarchie una volta appese le scarpe al chiodo.

Al suo posto, appunto, una soluzione transitoria, quella di far sedere sulla panchina il suo assistente Fabian Hürzeler, che allora aveva 29 anni e pochissima esperienza da calciatore. Quell’esperienza transitoria si è trasformata nella svolta che ha riportato la formazione del quartiere popolare di Amburgo in Bundesliga dopo 13 anni di assenza.

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Ho trascorso dieci anni al Bayern, quindi è nel mio DNA volere il possesso palla e dettare il gioco. Questa convinzione è ancora nel profondo di me.

Fabian Hürzeler su The Athletic

In una recente intervista rilasciata a The Athletic il tecnico del St. Pauli ha subito esposto il proprio approccio calcistico. E, soprattutto, ha definito la sua formazione calcistica. Ed in effetti vedendo giocare la sua squadra, emerge chiaramente questa identità basata sul controllo del pallone e della supremazia territoriale.

Il grafico mostra quanto il St.Pauli cerchi di mantenere il possesso del pallone ed allo stesso tempo di mantenere una supremazia territoriale. (Fonte: Soccerment)

I numeri mostrano in maniera evidente lo stile di gioco in possesso del suo St.Pauli, dove il possesso palla è utilizzato per avere anche controllo territoriale. Il dato del possesso palla è inferiore solo a quello dei concittadini dell’Amburgo e del Magdeburgo. Quello del field tilt (ossia la quantità di palloni giocati nella trequarti rispetto all’avversario) è il più alto dell’intera competizione.

La formazione del quartiere portuale di Amburgo si è costruita un’identità di campo molto forte, e questo è merito delle idee del proprio allenatore. Hürzeler è stato abile a fare breccia in uno spogliatoio amareggiato dall’esonero di Schultz a gennaio 2022, usando le proprie idee di calcio per trasmettere tranquillità e nuovi stimoli ai calciatori.

I risultati si sono visti subito: già nella scorsa stagione il St.Pauli fu in grado di affacciarsi alle zone alte di classifica con un fantastico girone di ritorno. Era solo una prova generale in vista del trionfo di questa stagione.

Le basi della sua strategia sono abbastanza semplici, e prevedono un possesso palla che serva a gestire il pallone al meglio ed allo stesso tempo occupando bene gli spazi per aprire gli schieramenti avversari.

L’obiettivo della fase di costruzione è cercare di avanzare centralmente, per questo vi è una ricerca di superiorità numerica nelle zone centrali del campo. A seconda dei giocatori impiegati e della modalità del pressing avversario, Hürzeler fa alzare uno dei tre centrali difensivi (in genere Wahl) che viene accompagnato da uno dei centrocampisti o da uno dei terzini che stringe al centro.

In questo modo il St.Pauli costringe l’avversario a compiere delle scelte: salire per aggredire i costruttori lasciando spazio alle spalle? O chiudersi ma permettendo alla squadra di Hurzeler di gestire con calma il pallone?

Nel caso venga scelta la prima opzione, ecco che entrano in funzione gli elementi offensivi della squadra pronti a muoversi alle spalle della pressione avversaria. La rete realizzata in case dell’Hannover è degna rappresentazione di questo modello.

Irvine si aggiunge a Wahl in costruzione, Afolayan stringe al centro avvicinandosi alla punta Eggestein. Lo scambio tra i due favorisce il taglio da sinistra di Hartel che dialoga con l’accorrente Metcalfe. Quest’ultimo va al cross verso lo stesso Afolayan che spinge la palla in rete con un colpo di testa.

Tutto in nome di una fluidità di posizioni in campo come strumento per rendere concreto il pensiero calcistico di Hurzeler.

Nel caso l’avversario scelga di ritrarsi, l’opzione di avanzamento centrale diventa particolarmente complicata da esperire. Per questo motivo il St. Pauli sceglie di spostare il gioco su un lato portando più giocatori in zona palla.

Qui l’obiettivo resta sempre quello di avere superiorità numerica oppure crearla. In questo caso la formazione di Hurzeler può scegliere di avanzare mediante combinazioni rapide, oppure sfruttare il collassamento dell’avversario su quel lato per giocare palla sul lato opposto.

Questa scelta non ha ripercussioni solo sulla fase di sviluppo del gioco, ma anche sulla fase di riconquista palla. La presenza di più giocatori in prossimità della sfera attiva quasi automaticamente una fase di riaggressione immediata che permette di mantenere il gioco nella trequarti avversaria. E questo spiega il motivo per il quale il St.Pauli abbia il miglior dato di Field Tilt dell’intero campionato.

Ho imparato così tanto nella seconda divisione, che riguarda molto i lanci lunghi e i calci piazzati e che devi essere molto intenso contro la palla. Bisogna essere in grado di difendere in profondità e difendere in alto.

Fabian Hürzeler su The Athletic

Sempre nella stessa intervista rilasciata a The Athletic il tecnico nativo di Houston spiega che l’esperienza da assistente di Schultz negli anni precedenti gli hanno permesso di capire bene il funzionamento della Zweite Bundesliga. E conseguentemente capire quale approccio utilizzare per vincerla.

A sostegno delle affermazioni di Hürzeler ci sono ancora i numeri, che mostrano quanto questa squadra sappia scegliere i momenti in cui aspettare l’avversario ed i momenti in cui aggredirlo.

Difatti, le statistiche ci dicono che il St. Pauli ha valori nella media sul dato del BDP (Build-Up Disruption) che misura la quantità di pressione esercitata in fase di non possesso. Mentre ha il valore più alto per quel che riguarda la GPI (gegenpress intensity), ossia la frequenza con cui si ricerca l’immediata riconquista del pallone perso.

Quest’ultimo aspetto è fortemente legato alla fase di sviluppo del gioco precedentemente menzionata.

Accumulare più giocatori in zona palla rende immediata la possibilità di andare a riconquistare la palla generando potenziali situazioni di transizione offensiva. D’altronde siamo in Germania, la patria di un noto allenatore la cui principale teoria afferma che il gegenpressing è il migliore play-maker.

Ma, come da manifesto delle idee di Hürzeler, la fase di non possesso non può essere solo una rincorsa affrettata ed affannosa della palla. Il St. Pauli è una squadra che ha imparato a scegliere i momenti in cui aggredire l’avversario ed i momenti in cui ritrarsi.

Per questo motivo è abbastanza comune vedere un 5-4-1 in fase di non possesso. La squadra è stretta e compatta nel chiudere linee di passaggio centrali per orientare il gioco sull’esterno dove poi stringere lo schieramento. È uno schieramento compatto ma non passivo: viene lasciata relativa libertà ai centrali difensivi avversari di impostare l’azione. Le due linee possono essere spezzate in qualsiasi momento per andare a contrastare chi riceve eventuali passaggi in avanti.

Il 5-4-1 del St. Pauli in fase di non possesso.

Il 5-4-1 vede la punta Eggestein che cerca di orientare il possesso dei centrali avversari verso l’esterno. Alle sue spalle la linea da 4 è composta dai due esterni offensivi e dai due centrali di centrocampo, mentre i due esterni a tutta fascia si allineano ai tre centrali difensivi.

Ovviamente non si può vincere un campionato solo con le mosse tattiche ed il lavoro di un allenatore, l’ingrediente principale resta il valore dei calciatori in rosa. Ed il St. Pauli ha trovato nelle qualità di alcuni suoi interpreti la chiave per poter portare sul campo quanto scritto sulla lavagna da Hürzeler.

Scegliere dei giocatori da citare sopra tutti potrebbe risultare limitativo per una squadra che ha fatto le sue fortune sulla coralità della propria proposta di gioco.

Ogni elemento della rosa si contraddistingue per caratteristiche specifiche che a loro volta bene si incastrano con quelle dei propri compagni. Il punto di forza sta tutto qui, ma ci sono tre elementi che meritano una particolare menzione per il loro apporto alla causa.

In genere la carriera dei calciatori prevede un miglioramento delle prestazioni direttamente proporzionale all’arretramento in campo. Per Marcel Hartel questo discorso non si può applicare.

Dopo una prima parte di carriera giocata prevalentemente con compiti da regista, Hürzeler ha deciso che il modo migliore di impiegarlo fosse quello di affidargli compiti offensivi. E così il centrocampista di Colonia e cresciuto nel Colonia è diventato il numero 10 del St. Pauli. Ma non solo; in questa stagione si è scoperto come un grande finalizzatore: 17 le reti realizzate che si accompagnano ai 12 assist. Niente male per un giocatore che aveva compiti di costruzione prima dell’incontro con Hurzeler.

Il numero 10 del St. Pauli ha mostrato capacità difficili da immaginare all’interno dell’area di rigore, habitat in cui ha mostrato di saper utilizzare quelle capacità di leggere il gioco sviluppate da centrocampista. Per Hartel questa è la terza promozione della sua carriera, dopo quelle consecutive con Union Berlino nel 2019 ed Arminia Bielefeld l’anno successivo. Scaduto il suo contratto ha deciso di andare a proseguire la sua carriera in MLS con la maglia di St. Louis.

Nominalmente è la punta centrale del St. Pauli, ma di fatto si è tramutato nel perfetto giocatore di raccordo. Di converso, Marcel Hartel al suo fianco si è trasformato nel vero finalizzatore della squadra.

Non che Eggestein abbia fatto mancare il suo contributo realizzativo con le sue 9 marcature. Ma a fare la differenza è stato il grande lavoro di raccordo spalle alla porta ed in fase di pressing.

Il suo lavoro di raccordo si basa sull’abbassarsi per andare a ricevere i passaggi in verticale dei propri compagni per poi giocare “a muro” con i compagni che si inseriscono da dietro. Un marchio di fabbrica della proposta di gioco di Hürzeler, in cui il lavoro di Eggestein era fondamentale per la sua riuscita.

Riguardo il lavoro svolto in fase di non possesso, l’ex giocatore del Werder Brema è l’uomo che ha il compito di indirizzare la costruzione avversaria sull’esterno occupandosi dei centrali difensivi avversari ed allo stesso tempo coprire la linea di passaggio centrale.

Indubbiamente un grande lavoro ma che è stato svolto sempre al meglio. Tanto che tra tutti gli attaccanti ed i giocatori offensivi appartenenti alle seconde divisioni delle prime cinque nazioni europee, è il giocatore con l’indice di lavoro difensivo superiore.

L’indice è stato misurato utilizzando due variabili: la distanza percorsa ad alta velocità (>25 km/h) in fase difensiva e il numero di pressioni esercitate sugli avversari senza contatto fisico o con la palla.

Insomma, Johannes Eggestein si è rivelato un giocatore fastidiosissimo per le squadre avversarie, difficilmente in grado di gestire i suoi movimenti senza palla. Guardiola aveva detto che il miglior centravanti è lo spazio. Eggestein è un centravanti che crea spazio.

Il centrocampista australiano rappresenta un tipo di giocatore per i quali a fine anni ’90 in tanti provavano grande ammirazione: gli equilibratori della squadra.

Ai tempi i giocatori di riferimento sotto questa categoria erano Gennaro Gattuso e Mathias Almeyda. Jackson Irvine ricorda quell’epoca anche con la sua capigliatura, ma soprattutto per come riempie il terreno di gioco. Basta guardare una qualsiasi partita del St. Pauli per rendersi conto di quanto il numero 7 australiano sia letteralmente ovunque per il campo.

Difende in avanti in fase di prima pressione, è pronto a raddoppiare le marcature quando l’esterno avversario affronta il terzino. Si propone in fase di costruzione alle spalle della prima pressione, sale a supporto della fase di sviluppo della squadra per creare superiorità numerica. Si inserisce in area di rigore quando il St. Pauli si affida ai cross. E vince tanti duelli.

A gennaio era anche partito per disputare la Coppa d’Asia con la sua nazionale, un impegno che si temeva potesse avere un impatto per la squadra di Hürzeler al suo ritorno. Ed invece nulla è cambiato: mai una prestazione sottotono.

Con una mossa rapida ed anche sorprendente, il tecnico che ha riportato il St.Pauli in Bundesliga ha scelto di accettare una nuova sfida. Ha scelto di essere il successore di Roberto De Zerbi alla guida del Brighton.

Nella conferenza stampa di presentazione ha voluto subito mettere in chiaro il suo desiderio di portare il Brighton in alto, affermando di voler cambiare le gerarchie (“challenge the estabilshment” le sue esatte parole).

Le idee di gioco dominante e la volontà di non accontentarsi rappresentano una perfetta continuità tecnica con De Zerbi. Il fatto di aver riportato in Bundesliga il St. Pauli mettendosi alle spalle squadre dalle risorse importanti come Amburgo, Schalke ed Hertha Berlino. Insomma lui le gerarchie ha mostrato realmente di saperle cambiare.


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