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Il dominio del Leicester sembra naturale grazie a Maresca

Sicuramente avere il monte ingaggi più alto e la squadra nettamente più forte della categoria aiuta, ma il dominio del Leicester sembra davvero troppo semplice anche grazie a mister Enzo Maresca.

Lo scorso 21 ottobre, alla ripresa dei campionati dopo la pausa Nazionali, il calendario proponeva una gustosa sfida di Championship tra Swansea e Leicester. Un match di sicuro interesse per il calcio proposto dalle due formazioni ma soprattutto è diventata una partita storica per la EFL, la lega che accomuna le tre categorie inferiori alla Premier nella piramide calcistica inglese. La storia l’hanno fatta le Foxes: tornando dal Galles con i tre punti in tasca, sono diventate la squadra che ha avuto la miglior partenza della storia della Football League (dalla stagione 2004/2005), con ben 11 vittorie nelle prime 12 partite.

Prima della pausa le due sconfitte contro Leeds e Middlesbrough hanno posto fine alla striscia. Ma le 13 vittorie raggiunte dopo 16 partite, oltre a determinare un record, stanno permettendo alle Foxes di dominare la seconda serie inglese. Una superiorità schiacciante quella della squadra di Maresca che si spiega in parte con la forza della squadra a disposizione dell’ex tecnico del Parma, ma anche con la capacità dello stesso di imporre un nuovo stile di gioco ad una squadra e ad un ambiente che tutto si aspettava tranne che cadere in Championship dopo i fasti degli anni precedenti.

Ripartire da una retrocessione a Leicester

Negli ultimi anni il divario tra Premier League e Championship si è alzato fortemente, generando un frequente numero di squadre ribattezzate yo-yo. Queste compagini si muovono continuamente tra promozioni e retrocessioni, in un limbo dove si mostrano troppo forti per la seconda divisione, ma troppo fragili e deboli per la serie regina. Così abbiamo assistito negli anni a realtà come West Bromwich, Fulham, Watford e Norwich muoversi ogni anno all’interno di questa intermedia no man’s land senza essere state capaci poi di stabilizzarsi in Premier League.

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La scorsa stagione, invece, le tre neopromosse (Fulham, Nottingham Forest, Bournemouth) hanno fatto saltare il banco centrando invece la salvezza, travolgendo il Leicester in questi eventi. Dopo anni di permanenza ad alti livelli in Premier, per le Foxes era necessario ridare vigore ad un ambiente depresso dall’inopinata retrocessione. E non solo: bisognava anche avere un’idea per non essere a propria volta risucchiati nel limbo delle squadre yo-yo.

Per questo motivo il club ha scelto sì di puntare all’immediato ritorno in Premier League ma di farlo tramite un progetto di gioco identitario. La gestione Rodgers, dopo aver regalato picchi di spettacolo inediti al King Power Stadium (come quelli che potete ripercorrere qui), aveva perso la propria identità tra infortuni e difficoltà economiche. Fino ad arrivare alla retrocessione. La scelta di affidare la risalita ad un tecnico come Enzo Maresca risponde alla necessità di cercare finalmente una nuova identità. Per il tecnico italiano si tratta solo della seconda esperienza da allenatore in prima squadra dopo quella negativa di Parma. Per allenatore e squadra, quindi, questa stagione costituisce l’opportunità di riscattarsi dalle rispettive delusioni, elaborando un’alchimia che si è mostrata efficace sin da subito. Ma cosa intendiamo con nuova identità e nuova alchimia?

Il modello Guardiola al centro di tutto

Enzo Maresca ha giocato con allenatori importanti come Marcello Lippi e Manuel Pellegrini, dopo aver iniziato la propria carriera manageriale assieme al tecnico cileno. Successivamente ha accettato di mettersi alla prova nel contesto Manchester City fino a convincere Pep Guardiola ad accoglierlo sotto la propria ala. Così è diventato prima allenatore della formazione Under 23, poi è entrato nello staff di Pep come vice. Inutile dire quanto questo periodo abbia stravolto e rielaborato il modo di vedere calcio del tecnico nativo di Pontecagnano. Maresca ha fatto propri i princìpi del calcio posizionale guardiolista per poi cercare di implementarli quando ha deciso di mettersi in proprio.

Già l’esperienza di Parma (anche lì in un contesto reduce da un’inopinata retrocessione) aveva mostrato questo approccio. Maresca ha sperimentato il gioco di posizione ed il possesso palla come arma di controllo in serie B, un campionato abbastanza refrattario a tali soluzioni. Un’ambizione che si è scontrata con la realtà e con un gruppo di lavoro non in grado di mettere a frutto determinati insegnamenti.

Come fosse un deja-vù, anche a Leicester i presupposti non sembravano rosei, con una squadra reduce anch’essa da una retrocessione e in un campionato dove il gioco diretto è ancora prevalente. Dalla parte di Maresca c’era, però, il precedente della scorsa stagione del Burnley, dove Vincent Kompany (allievo di chi? Lo avrete già capito…) ha dominato il campionato proponendo un gioco basato sul possesso palla e sul calcio posizionale. Per questo motivo alla proprietà delle Foxes l’idea di ripetere questa esperienza con Maresca è apparsa come la miglior soluzione per cercare il rilancio.

Come Maresca ha reso naturale il dominio del Leicester

Come funziona allora questo modello che si sta rivelando così naturalmente dominante? Il gioco del Leicester si basa, come nell’ultimo City di Guardiola, su un controllo delle zone centrali del campo. Questa struttura è particolarmente solida e riconoscibile. Per ottenerla, dunque, è necessario costruire una squadra con giocatori aventi caratteristiche specifiche attorno ai quali sviluppare determinati compiti e comportamenti.

Leicester 2023
Si può notare come i giocatori del Leicester siano distribuiti in maniera variegata sul piano cartesiano, ciascuno dunque avente caratteristiche uniche rispetto ai compagni (Fonte Dati: Wyscout)

Prendendo in esame il volume di azioni offensive e difensive dei giocatori maggiormente utilizzati dal Leicester finora, possiamo notare come ci sia una suddivisione. C’è chi è deputato ad avere compiti di costruzione e chi deve avere compiti di creare pericolo alle difese avversarie.

Partendo dalla linea difensiva la scelta degli elementi rende chiaro subito il piano predisposto da Maresca. La linea a quattro si compone di un terzino abile in impostazione (Ricardo Pereira) e tre giocatori forti fisicamente come Faes, Vestegaard e Doyle. Diventa automatico il passaggio ad una linea a tre in fase di costruzione, mentre la tecnica del terzino portoghese viene utile per affiancare Harry Winks.

Il template posizionale di Maresca prevede quindi due esterni molto forti nell’uno contro uno (McAteer, Fatawu o Mavididi), mentre la zona centrale richiede un giocatore “di gamba” come Ndidi e un elemento creativo come Dewsbury-Hall. Quest’ultimo è l’erede designato di Maddison a livello tecnico ed è già entrato nel cuore dei tifosi del Leicester. Infine, Vardy o Iheanacho si occupano di attaccare la profondità ed impegnare la linea difensiva.

La presenza di Ndidi e Dewsbury-Hall crea il box centrale con cui il Leicester cerca di sviluppare il proprio gioco. Il box permette continui fraseggi tra questi quattro giocatori che creano linee di passaggio tra di essi in maniera rapida. Questo è applicazione concreta di uno dei punti-chiave del pensiero di Guardiola che Maresca ha totalmente introiettato nella sua visione di gioco:

“Passare la palla non per muovere il pallone, ma per muovere l’avversario”.

Con tale occupazione razionale dello spazio, il Leicester di Maresca sembra infatti come sovrapposto con la carta-carbone al Manchester City della scorsa stagione. E, come i Citizens lo scorso anno, sembra uno schieramento in grado di aprire gli schieramenti iper-compatti finora affrontati sul cammino.

La capacità della squadra di muovere il pallone e riciclarlo, rende possibile muovere lo schieramento avversario, proprio come teorizzato dall’ex allenatore di Barcellona e Bayern. Se l’avversario decide di stringere centralmente per arginare il box di sviluppo centrale, il gioco viene mosso sui due esterni offensivi in isolamento. Tutto questo nel nome della ricerca di una superiorità (numerica, posizionale o qualitativa) atta ad arrivare al tiro nella maniera più pericolosa possibile.

I numeri del Leicester a sostegno della strategia

Ovviamente le dieci vittorie nelle prime undici partite di campionato potrebbero essere già sufficienti a garantire la bontà della strada intrapresa al King Power Stadium. Ancora più eloquenti sono le statistiche e i dati numerici, i quali confermano come la squadra stia seguendo al meglio le direttive strategiche della propria guida tecnica.

Leicester dati statistici
Fonte dati: Soccerment

La differenza tra Expected Goals subiti ed Expected Goals realizzati da una parte ed il field tilt mostra numericamente il dominio del Leicester. La differenza in termini di xG dimostra la capacità di creare tanto subendo poco. Dall’altra parte, al contempo, il field tilt misura la quantità di possesso esercitata nella trequarti avversaria, un dato ancora più incisivo rispetto al possesso palla. Tutti dati che mostrano la propensione della squadra a prendere in mano le partite. Per vincere i campionati non è sufficiente dominare le partite e fare gioco, ma anche mantenere il dominio quando l’avversario ha la palla.

L’interessante modello di riconquista del pallone

Sotto questo aspetto il lavoro di Maresca ha permesso alla squadra di essere praticamente invulnerabile senza palla. La struttura di gioco ricerca l’immediata riconquista del pallone. Ma soprattutto il posizionamento dei costruttori sopra esposto permette di avere una rete di protezione in caso di perdita del possesso.

Leicester

In questo esempio si può notare l’atteggiamento della squadra non appena perso il pallone. La riaggressione avviene nella zona dove è stato perso il pallone. Alle spalle Winks, Faes e Coady creano un 3 contro 2 contro gli attaccanti avversari riducendo al minimo le chances di contropiede.

Nelle situazioni in cui l’avversario cerca di lanciare lungo per le punte, la superiorità numerica permette di affrontare in maniera aggressiva l’avversario.

Leicester

In questo esempio Faes e Winks seguono l’avversario diretto (la marcatura preventiva), permettendo al difensore belga di negare sul nascere ogni velleità di transizione.

Ogni fase di gioco nel calcio di Maresca viene curata dettagliatamente, la squadra resta corta ed in grado di tenere sotto scacco l’avversario. I possessi prolungati sono paragonabili ad un pugile che colpisce l’avversario ai fianchi per fiaccarlo. Le fasi di recupero palla ad un boa che avvolge la sua preda.

Un modello che ha conquistato un ambiente

I risultati e le prestazioni hanno rimesso in piedi i cocci tra il Leicester e la tifoseria. Quella che sembrava una scommessa agli occhi del tifo si sta rivelando una mossa che sta conquistando anche il più scettico dei supporters delle Foxes. La diffidenza verso i tocchi corti e le lunghe fasi di gioco orizzontale era tangibile sulle tribune del King Power Stadium ad inizio stagione. A suon di vittorie, segnature e palloni alti recuperati, Leicester ora gode del modellino in scala del City di Guardiola e di un calcio complesso.

Non è certo la prima volta che Leicester accoglie con diffidenza un allenatore italiano per poi innamorarsene. Vuoi vedere che anche Maresca è pronto per regalare alla città delle Midlands orientali nuove gioie e soprattutto convincere gli inglesi che un nuovo tipo di calcio non è esclusiva della Premier League, ma anche delle serie minori?


Immagine di copertina realizzata da PSM Sport

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