Abbiamo avuto il piacere di conoscere e conversare con Fahamedul Islam, attuale calciatore dell’Olbia e prossima stella della Nazionale del Bangladesh.
Fahamedul Islam è nato a Feni il 30 giugno 2006 ma si è trasferito in Liguria con la famiglia all’età di nove anni. Oggi gioca come esterno d’attacco nell’Olbia ed è senz’altro una delle più brillanti promesse del calcio del Bangladesh. Con la Nazionale ha finalmente debuttato nel corso della sosta dello scorso giugno. La sua prima convocazione, avvenuta a marzo, è stata accolta con enorme entusiasmo dai tifosi bengalesi che, desiderosi di vedere all’opera un giovane calciatore di formazione europea e italiana, avevano addirittura organizzato un raduno di protesta per opporsi alla sua esclusione dalla partita contro l’India. Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo, anche grazie alla preziosa collaborazione dell’ufficio stampa dell’Olbia Calcio.
CLICCA QUI SOTTO PER LA VERSIONE INGLESE DELL’INTERVISTA A FAHAMEDUL ISLAM
Ciao, Fahamedul Islam! Parlaci della tua infanzia e delle tue prime esperienze con il calcio.
Io ho iniziato tardi rispetto a tanti bambini in Italia, dove iniziano a giocare presto, a quattro-cinque anni. Io mi sono trasferito qua in Italia quando avevo nove anni. Da noi il calcio è il secondo sport, secondo solo al cricket, che è popolarissimo. In Bangladesh quando tu cresci inizi con il cricket: per strada vedi più bambini che giocano a cricket che a calcio. Da noi ,ai miei tempi, giocavi a calcio solo quando pioveva per strada. Una volta che sono venuto qui, ho iniziato ad andare a scuola e ho conosciuto tanti miei attuali amici, che andavano a giocare in un oratorio vicino casa mia. Dunque ho iniziato ad andare con loro e poi ho iniziato a giocare a calcio.
Miglioravo sempre di più e sono andato in una squadra dilettante di La Spezia, ho fatto un anno bene lì. Poi ho fatto un po’ di provini, alla Carrarese e allo Spezia, che mi ha preso. Ho fatto due anni nello Spezia nell’Under-13 e nell’Under-14 e poi da lì sono andato alla Sampdoria.
In Bangladesh già avevi giocato a calcio o avevi iniziato con il cricket o altri sport?
Io ho cominciato a giocare in Bangladesh, dove la gente è pazza per il calcio ma non ci sono tante possibilità di giocare. Dai un calcio al pallone quando piove, come ti ho detto prima, perché c’è una stagione in cui piove di più e vedi tutte le persone che giocano a calcio per strada o nei campetti, scalzi. In queste situazioni avevo le vibes di giocare a calcio per davvero ma non è uno sport a cui giochi tutti i giorni come fanno qua in Italia, dove ci sono bambini che giocano a calcio tutti i giorni. Lì c’è un tempo per giocare a calcio.
In Bangladesh, per ciò che hai visto, quanto seguono il calcio europeo e la Serie A?
Ti dico la verità: è una cosa clamorosa. Ci sono quattro-cinque ore di differenza di fuso orario e se c’è la Champions League in Italia alle 21.00 e lì sono le 02.00 o le 03.00, la gente diventa pazza e resta svegli tutta la notte per guardare le partite. Quando ci sono i Mondiali e nel nostro orario si gioca tardi le persone non dormono per guardare le partite, sono ossessionati dal calcio. C’è gente che non salta neanche una partita e guarda più partite di noi che siamo in Italia.
Questa ossessione è clamorosa, indescrivibile: in Bangladesh sono pazzi per il pallone. Non c’è tanta possibilità per loro di giocare, e proprio per questo la gente segue tantissimo il calcio.
Fahamedul Islam
Tornando in Italia, cosa ti hanno lasciato le esperienze nei settori giovanili di Spezia e Sampdoria?
Sono cresciuto tanto, ho conosciuto tante persone importanti e sono stato allenato da tante persone buone e importanti. Quando sono entrato allo Spezia ero un bambino, i primi passi li ho fatti lì, facendo tornei nazionali e campionato nazionale. Ho giocato contro squadre importanti e ho imparato tante cose. Quando avevo 14 anni mi sono spostato alla Sampdoria e sono andato a vivere in convitto. Vivendo da solo ho conosciuto tante persone, nuove culture, nuovi ragazzi, con cui condividevamo la stessa vita, tutti i giorni. In un contesto così cresci davvero tanto: una volta che esci fuori di casa e vai a vivere da solo, a quattordici anni, diventi già maturo. È una scelta importante. Non ce la fanno tutti.
Oggi come ti trovi all’Olbia?
Io a Olbia mi trovo benissimo: sono arrivato a febbraio e c’è un ambiente molto bello, un bel progetto. Si sta bene, la città sappiamo tutti com’è, fantastica. Ora parlerò con i direttori, che inseguono un progetto che mi ispira.
A marzo arriva la prima chiamata dalla nazionale del Bangladesh. Come ti è arrivata la notizia?
La notizia mi è arrivata parlando direttamente con il presidente della federazione. Questa cosa me l’avevano già detta a ottobre-novembre, quando mi avevano contattato per la prima volta. Loro hanno mostrato sempre più interesse e una volta arrivato a Olbia ho saputo subito che era arrivata la prima convocazione.
Come sono stati i primi contatti con i compagni di squadra e lo staff?
Molto bene, e non era scontato. Io sono il più piccolo della squadra e mi sono trovato bene, ho un bel rapporto con tutti. Sono tutti simpatici e anche io sono molto simpatico! Quindi mi sono ambientato molto bene.
In Bangladesh, da quello che abbiamo visto, la gente ama Fahamedul Islam: sui vari social sono nate delle pagine dedicate a te, come avrai visto. Come vivi questa attenzione da parte di tutti?
Cerco di viverlo con la massima tranquillità possibile, non concentrandomi molto su quel lato lì. Io so che la gente giù ha fatto tanto per me: mi hanno messo in cima alla montagna senza neanche vedermi giocare dal vivo. Questa cosa mi ha sorpreso tanto, mi ha fatto capire quanto la gente tiene al calcio e quanto calore c’è da noi. Una cosa sicuramente positiva: prima magari non mi conosceva nessuno e ora mi conosce forse tutto il paese… Anche se per me deve essere solo l’inizio perché ho diciotto anni e se Dio vuole posso fare qualcosa di molto più grande e arrivare ancora più in alto.
A giugno debutti contro il Bhutan (partita amichevole vinta 2-0, ndr) e giochi anche una seconda partita contro Singapore (partita di qualificazione alla Coppa d’Asia persa 1-2, ndr). Parlaci di queste due partite, di come le hai vissute e delle emozioni che hai provato.
Sicuramente un’emozione clamorosa, una cosa per me nuova. L’ho vissuta veramente bene. Non mi aspettavo all’inizio di debuttare subito da titolare, però poi se il mister mi ha messo titolare è perché mi sono allenato veramente bene e perché avevo le capacità per farcela. È andata benissimo: sono veramente contento di aver debuttato con la maglia dela mia nazione, è un orgoglio. Il risultato che ci aspettavamo nella seconda partita non è arrivato. Abbiamo lottato fino alla fine perché volevamo vincere ed era molto importante, ma non ce l’abbiamo fatta. Questo però è solo l’inizio: mancano ancora tante partite nel girone, ora dobbiamo solo lavorare. Ho dato tutto ma posso fare anche di più.
Come ti è sembrato il livello della nazionale del Bangladesh e in generale del calcio asiatico, parlando sia di compagni di squadra e avversari sia di metodi di allenamento?
Crescendo nei settori giovanili italiani e giocando contro squadre importanti come Juventus, Inter, Roma magari percepisco che tecnicamente un po’ di differenza c’è. L’intensità però, essendo la nazionale, era veramente alta: tutti davano il 110% per prendersi un posto da titolare. Io ho avuto l’onore di condividere il campo con gente come Hamza (Choudhury, militante nello Sheffield United, ndr), un giocatore importante che ha giocato in Premier League, la lega più importante al mondo a detta di tutti. Poi c’è anche Shamit Shome che gioca in Canada, anche lui un giocatore veramente importante. Ma devo dire che tutti sono bravi e hanno dato il 110%. Si impegnano sempre, danno l’anima per questa squadra. Il livello era veramente alto.
A livello di spogliatoio percepisci delle differenze culturali e calcistiche tra chi è cresciuto nel calcio bengalese e chi come te ha un retaggio maggiormente europeo?
Differenze in realtà no, perché siamo tutti dello stesso paese. Magari noi siamo cresciuti fuori e loro sono cresciuti lì, con qualche differenza culturale. Però per me non c’è tutta questa differenza alla fine: siamo tutti uguali e tutti bengalesi.
Come ti sono sembrate le strutture di allenamento in Bangladesh?
Ci hanno messo nelle condizioni di performare veramente bene: l’hotel, il bus, il campo, lo stadio… Devo dire che ho trovato un ambiente veramente buono. Mi ha fatto molto piacere.
Chi sono i calciatori a cui ritieni di ispirarti maggiormente? Chi è l’idolo di Fahamedul Islam?
Io sono cresciuto sempre guardando Cristiano Ronaldo, ho tifato per lui e per me è lui il mio idolo. A livello calcistico a me piace tanto Rodrygo. Non ti dico che siamo simili perché mi viene da ridere. Lui è un giocatore top, io sono ancora qua, però magari un po’ gli sono simile per la rapidità sulla fascia!
Qual è il momento più bello della tua carriera finora?
Il momento più bello è stato esordire per la nazionale perché ho visto i miei genitori felici. A fine partita sono andato da loro, erano emozionati. Per me era la prima volta e c’erano 25.000 persone, quindi è stato veramente emozionante, veramente bello. Avere i miei genitori e la mia famiglia presente è stata veramente un’emozione forte.
Qual è il sogno della tua carriera?
Il sogno della mia carriera per me è arrivare più in alto possibile, magari in Serie A come sognano tutti i bambini. Quello sarebbe un sogno ed è quello per cui mi alleno. Io, Fahamedul Islam, ci credo.
Il mmeglio del calcio internazionale su Sottoporta: Emilio De Leo in un’intervista di Sottoporta
Immagine di copertina realizzata da Fabrizio Fasolino