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Marcos Llorente, il trascinatore

L’11 marzo 2020 è cominciata una seconda vita per il centrocampista spagnolo, trasformatosi in meno di un anno in uno dei giocatori più influenti d’Europa.

La storia del calcio è piena di giocatori che, per necessità o intuizione, cambiano ruolo e danno una sterzata alla propria carriera. Succede all’improvviso, magari senza chissà quali pretese, eppure spesso il cambio di posizione si rivela un toccasana per la carriera dei diretti interessati. È il caso di Marcos Llorente, stella dell’Atlético Madrid, che in un meno di un anno ha completato la sua evoluzione da mediano a centrocampista offensivo, diventando magicamente uno dei migliori interpreti del ruolo.

Origini

Buon sangue non mente, si dice. Nel caso di Marcos Llorente questo antico proverbio assume un significato vero e tangibile, soprattutto alla luce dell’ultimo anno di carriera. Il calciatore dell’Atletico Madrid proviene infatti da una famiglia reale, composta per intero da ex calciatori del Real Madrid. Pronipote del grandissimo Francisco Gento, vincitore di 6 Coppe dei Campioni con i Blancos, ma anche nipote di Ramon Grosso e figlio di Paco, il giovane Llorente vanta un codice genetico essenzialmente calcistico, con il sangue blanco che scorre nelle sue vene.

Considerato l’albero genealogico, immaginare un futuro da protagonista nel Real Madrid era assolutamente naturale. E invece, dopo una grande stagione all’Alavés disputata ad alti livelli, il ritorno alla base è stato fulmineo e poco redditizio. Le sue caratteristiche difensive poco si sposano con le esigenze e gli orizzonti di Zidane, che, dunque, dà il suo nullaosta alla cessione. Per uno scherzo del destino, a puntare su di lui sono i cugini dell’Atlético Madrid. Simeone vede in Llorente l’erede perfetto di Rodri, al punto da investire 30 milioni di euro, una cifra ritenuta sconsiderata all’epoca. Inizialmente l’adattamento del centrocampista nell’assetto tattico dei Colchoneros procedeva infatti a rilento, senza sussulti e con pochi orizzonti di svolta. Fino alla notte dell’11 marzo 2020.

Questione di coraggio

Ritorno degli ottavi di finale di UEFA Champions League. Ad Anfield si gioca la gara tra Liverpool e Atlético Madrid. I Reds, campioni d’Europa in carica, sono chiamati a ribaltare la sconfitta dell’andata. Si tratta di una delle ultime gare giocate in condizioni di pseudo-normalità. Sebbene ormai mezza Europa si stesse preparando al lockdown, gli stadi erano ancora pieni. Si tratta della partita della svolta per Marcos Llorente, che, nei supplementari, si erge clamorosamente a protagonista con la doppietta che elimina il Liverpool di Klopp.

Con due conclusioni incredibili dalla distanza, Llorente dimostra per la prima volta in carriera di avere le doti atletiche e balistiche per uscire dall’oblio e diventare un giocatore determinante, di quelli abituati ad incidere con un colpo d’arte piuttosto che con un tackle. Quella notte è stata una sorta di folgorazione per il Cholo. Tanto che, durante la sosta forzata, Simeone ha scommesso sulla possibilità di stravolgere la carriera del giovane centrocampista.

Nel post-lockdown ecco arrivare i risultati prodotti dall’esperimento di Simeone. Non più la lavatrice Llorente, accattivante rubapalloni in mezzo al campo, ma il creativo Llorente, capace di far saltare le linee avversarie e spaccare la porta con le sue conclusioni. La crescita è fragorosa, veloce e regala all’Atlético Madrid un nuovo equilibrio, da cui ha origine l’attuale primato nella Liga.

È l’ennesima intuizione vincente di Simeone. Una trovata euristica, dovuta non al caso, ma alla concretezza dello sguardo, alla capacità di cogliere le attitudini naturali dei propri calciatori. È osservando Llorente in allenamento che Simeone intuisce il ruolo più adatto al ragazzo, piazzandolo in alto a destra e consentendogli di fare cose diverse da quelle fatte fino a quel momento. Un percorso analogo a quello compiuto con Griezmann, Saul, Juanfran: per la serie Non può essere un caso.

Llorente, il trascinatore

Se nell’ultimo scorcio della scorsa stagione Llorente ha avuto tempo e modo per assimilare il nuovo ruolo, lasciando intravedere le sue potenzialità, quest’anno il classe ’95 sta letteralmente sbaragliando le carte sul tavolo della Liga. Il versatile talento spagnolo è il vero trascinatore di questo Atlético, il principale segreto della fuga in solitaria dei Colchoneros. Per versatilità, qualità nelle imbucate offensive e capacità di lettura delle situazioni di gioco, Llorente è l’arma in più, utile a spaccare in due le partite più rognose. Alle caratteristiche più strettamente tecniche si sono aggiunte quelle attitudinali, che hanno spinto il talentuoso centrocampista a diventare un leader per applicazione e meticolosità.

Marcos Llorente Atletico Madrid
Il numero 14 è il vero trascinatore dell’Atletico Madrid (foto: Marcos Llorente, Facebook).

Attento alla cura dei dettagli – da qualche anno si allena a digiuno -, Llorente è così diventato uno dei migliori tuttocampisti d’Europa, sedendosi al tavolo dei Kimmich e dei De Bruyne. Lo dicono i numeri, che parlano di un calciatore capace di realizzare 7 gol e 7 assist nella Liga, con l’82% dei passaggi riusciti: numeri da top player a tutti gli effetti. Sarà una reminiscenza del suo antico passato, ma Llorente è anche uno dei centrocampisti più efficaci nei contrasti, con il 66% dei duelli vinti. Merito di quell’attitudine rognosa da mediano vecchio stampo, da cagnaccio, magari rinverdita dal suo adorato animale domestico, chiamato non a caso Anfield come lo stadio che ha segnato la sua rinascita. Sembrano dettagli, ma non lo sono. E sono questi i fattori con cui Llorente proverà a trascinare il suo Atlético al titolo.


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Fonte copertina: Marcos Llorente, Facebook

Di Domenico Abbondandolo

Nato nel 1996, collaboro per SportAvellino e PianetaMilan. Idealista convinto, credo in un calcio romantico e passionale. Nel tempo libero mi diverto a far dialogare Platone e Guardiola.

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