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Cosa aspettarsi da questo Manchester United

Solskjӕr ancora non ha trovato una quadra definitiva alla squadra, né sembra essere allarmato da tale problematica. Il derby contro il Manchester City potrebbe dare numerose risposte all’annoso problema del Manchester United.

Da qualche anno la crisi del Manchester United è diventata una consuetudine autunnale, quasi come il Boxing Day alle porte dell’inverno o le bombe di calciomercato in piena estate. Gli appassionati di Premier League avranno notato che nelle ultime stagioni i Red Devils hanno sempre avuto qualche difficoltà iniziale. Mourinho era stato addirittura esonerato a dicembre. Tra ottobre e novembre, negli anni, la gestione Solskjӕr ha collezionato figuracce da enciclopedia, come l’1-6 subito dal Tottenham o la sconfitta in casa dell’Astana. Oppure come lo 0-5 con cui il Liverpool ha sbancato l’Old Trafford non più di due settimane fa.

Quest’anno, però, al di là dei corsi e ricorsi storici, la crisi del Manchester United era prevedibile. Tra la scorsa sosta nazionali e quella ventura la squadra di Solskjӕr era attesa da un calendario tostissimo: Leicester, Atalanta, Liverpool, Tottenham, Atalanta e Manchester City. Oggi pomeriggio il tour de force sarà finito. Tuttavia per i Red Devils ci sono poche buone notizie all’orizzonte, oltre alla roboante vittoria con il Tottenham nell’ultimo turno (0-3). Nonostante l’ennesima campagna acquisti eccezionale, infatti, il Manchester United sembra ancora lontanissimo dall’esprimere al massimo il proprio potenziale: un tema ricorrente nei tre anni con Solskjӕr in panchina, ragion per cui si parla spesso di un possibile cambio di guida tecnica. Ole invece è ancora lì, così come i problemi della sua squadra, tanti e tali da meritare un’analisi più approfondita.

I problemi del Manchester United

Tatticamente il Manchester United non funziona. La vera questione è che non è chiaro quanto Solskjӕr sia interessato a risolvere questo problema, dato che nel suo gioco offensivo lo spazio riservato all’improvvisazione dei singoli è praticamente totale. Il tecnico norvegese ha l’ambizione di partire da una solida base difensiva per poi lasciare che siano le intese tra Ronaldo, Cavani, Bruno Fernandes e compagnia a creare quello che serve per fare un gol in più dell’avversario. In questa stagione la semplificazione appena descritta non sta pagando.

In effetti, i problemi che una squadra incontra nelle due fasi di gioco sono spesso legati tra di loro. Questo è proprio il caso del Manchester United, che, secondo fbref.com, al momento è la quarta peggior squadra in Premier League per azioni di pressing nell’ultimo terzo di campo. Da quando è tornato in Inghilterra, Solskjӕr ha sempre optato per una fase difensiva attendista. Questa scelta è stata esasperata dall’arrivo di Cristiano Ronaldo, statisticamente uno degli attaccanti meno attivi al mondo nel pressing.

Si tratta di una strategia che idealmente dovrebbe rendere lo United una squadra ordinata ed efficiente. In realtà, invece, sacrifica una delle qualità migliori degli attaccanti dei Red Devils, quella di colpire durante la transizione positiva. Tale capacità attualmente è limitata alle occasioni in cui sono gli avversari a sbilanciarsi. Opportunità rare, dato che tutti gli avversari del Manchester sanno benissimo che lasciare spazio a CR7 o Rashford non è una buona idea.

Allo stesso modo, l’assenza di riferimenti nel possesso palla influenza la fase difensiva del Manchester United. Infatti, molto spesso l’ambizione degli stessi talenti che rendono imprevedibile il gioco offensivo dei Red Devils obbliga la squadra a lunghissimi frangenti senza palla. Tali periodi a loro volta espongono tutti i limiti tecnici e di tenuta mentale di difensori come Maguire o Lindelöf. In altre parole, una maggiore e migliore gestione del possesso permetterebbe allo United di controllare i tempi di gioco con la qualità dei propri interpreti nel palleggio. Questo senza perdere la possibilità di speculare sulle corse di Shaw o sulle intuizioni di Pogba e Bruno Fernandes per risalire il campo.

Solskjӕr mischia le carte

Dopo la pesante sconfitta contro il Liverpool, cercando proprio di venire incontro ai problemi della sua squadra, Solskjӕr ha scelto una linea difensiva a cinque per la gara contro il Tottenham. Il tecnico norvegese ha favorito l’inserimento di Varane rinunciando ad un trequartista rispetto al canonico 4-2-3-1 delle ultime due stagioni. In verità non è una novità assoluta per il tecnico norvegese, dato che ha già utilizzato uno schema simile in passato. Tuttavia, già nella partita successiva, a Bergamo contro l’Atalanta, dopo 38 minuti il Manchester United è tornato al 4-2-3-1 in risposta all’infortunio di Varane.

Ad ogni modo, sfruttando l’uomo in più delegato alla circolazione bassa del pallone, contro il Tottenham il Manchester è riuscito a costruire palle gol più nitide, pur mantenendo un approccio fondamentalmente attendista e reattivo. A beneficiare del passaggio alla difesa a cinque, però, è stata soprattutto la fase difensiva. Nonostante i meccanismi siano ancora da affinare, in casa degli Spurs è stato evidente l’apporto di Varane nella difesa e in area di rigore. Non a caso, gli ospiti sono tornati a casa senza aver subito alcun tiro nello specchio della porta.

Varane Pogba Manchester United
Colonne francesi a Manchester (Fonte: Raphael Varane – Account Twitter)

Nonostante un paio di stagioni sfortunate, infatti, il francese ex Real Madrid rimane un valore assoluto sul piano tecnico e atletico, in grado di alzare l’efficacia di un sistema difensivo con la sua sola presenza. Non è un caso che Solskjӕr abbia optato per la difesa a cinque solo nei 128 minuti in cui ha potuto schierare Varane. Con questo sistema, in effetti, lo United abbandona qualsiasi velleità di dominio territoriale. Di fatto accetta che in alcune fasi della partita dovrà rimanere in apnea: una scelta così conservativa diventa sostenibile solo con una guida di livello assoluto per tutta la difesa anche (e soprattutto) sul piano mentale.

La difesa a tre sarà sostenibile?

D’altro canto, la scelta del 3-4-2-1 riduce di parecchio il principale punto di forza del Manchester, cioè la qualità tecnica complessiva dell’undici. Certo, un tridente come quello esibito a Londra, con Bruno Fernandes alle spalle di Ronaldo e Cavani, è parzialmente in grado di nascondere i problemi sopracitati. A lungo andare il Manchester United dovrà comunque ampliare i suoi pattern di gioco per poter rendere sostenibile questo schieramento al di là dei momenti di forma di CR7 o chi per lui.

Per esempio, a beneficiare della maggior copertura alle proprie spalle potrebbe essere Paul Pogba. Sul campo del Tottenham, in fase di non possesso Solskjӕr ha abbassato la posizione di Bruno Fernandes, scegliendo di fatto di difendere con un 5-3-2 che ha visto Fred e McTominay in linea con il portoghese. In uno schieramento di questo tipo, Pogba potrebbe finalmente essere slegato dai compiti difensivi o in impostazione che gli vengono richiesti come mediano a due. Pertanto, egli potrebbe agire come mezzala, ruolo in cui da sempre fa vedere le cose migliori. Con un raggio d’azione più ampio, Pogba potrebbe aumentare la sua influenza nell’ultimo terzo di campo, togliendo un po’ di responsabilità creative dalla schiena di Bruno Fernandes, che però, allo stesso tempo, dovrebbe migliorare il proprio apporto senza palla.

La posizione più avanzata potrebbe migliorare ulteriormente anche l’apporto di Shaw, che è già uno dei giocatori più influenti nella manovra dello United. Secondo fbref.com, tra i giocatori della rosa che hanno disputato più di 300 minuti in campionato è terzo per shot-creating actions ogni 90 minuti. C’è più incertezza invece sull’affidabilità di Wan-Bissaka in un ruolo così ambizioso e cardinale. Il terzino inglese sta vivendo un inizio di stagione negativo e fatica a trasformare la sua esuberanza fisica in benefici concreti per la squadra.

Più in generale, dal centrocampo in giù ci sono grossi dubbi che le seconde linee del Manchester United possano sostenere un sistema di gioco che responsabilizza così tanto i singoli giocatori. Si diceva del momentaccio che sta attraversando Wan-Bissaka: la sua riserva è l’ex milanista Dalot, giocatore già scartato da Solskjӕr in passato. In mezzo al campo Fred continua a offrire un rendimento molto altalenante, mentre in rosa sono disponibili solo quattro centrali di ruolo. Peraltro, due di questi, Varane e Bailly, non danno grandi garanzie sul piano fisico. Solskjӕr quindi paga anche gli errori di un management confusionario, che ha costruito una rosa in cui trovare lo spazio per Sancho e Martial è un grande problema, mentre in altre zone di campo giocatori del livello di Lindelöf e Fred sono titolari più o meno in pianta stabile.

Cosa aspettarsi dal Manchester United nel derby

Domani all’Old Trafford arriverà il Manchester City, anch’esso in un momento delicato dopo la sconfitta della scorsa giornata per mano del Crystal Palace. In assenza di Varane (infortunato) e Pogba (squalificato), Solskjӕr difficilmente potrà riproporre lo schieramento a tre. Più di risposte strettamente tecnico-tattiche, però, nel derby lo United dovrà mostrare di aver definitivamente cancellato quei momenti di sbandamento che sono costati carissimo contro Leicester e Liverpool. Pur essendo una squadra con grande esperienza, infatti, i Red Devils hanno spesso mostrato in stagione una fragilità psicologica incompatibile con le grandi ambizioni del club.

Sotto quest’aspetto la gara contro il Manchester City sarà un test molto interessante per i concittadini rossi, che inevitabilmente lasceranno il pallone ai Citizens e cercheranno di colpire negli spazi lasciati dagli avversari. Dopo il derby, chissà: lo United potrebbe chiudere il suo tour de force con un sorriso o con un’altra brutta giornata negli archivi e, magari, con Solskjӕr di nuovo sulla graticola, come da copione degli ultimi anni. Certo, in quel caso sarebbe un po’ preoccupante, per essere la solita crisi autunnale.


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Fonte immagine di copertina: The Mirror UK

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