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Il calcio nella Guerra Civile spagnola

Il calcio in Spagna nel nuovo millennio si può definire uno dei movimenti meglio avviati e dal maggior riconoscimento a livello internazionale. Spagna nel mondo del calcio è sinonimo di giovani, gioco avvolgente e squadre sempre presenti tra le migliori del panorama europeo. Del passato remoto però, si parla sempre poco, ma c’è stato del calcio anche nella Guerra Civile spagnola.

Pochi conoscono le vicende accadute nel paese iberico a livello sportivo nel secolo scorso, che per metà la Spagna ha vissuto sotto la morsa stringente della dittatura fascista di Francisco Franco. Ed in un momento delicato come quello geopoliticamente attuale, ci sembra giusto ripercorrere la storia di due trofei disputati nel 1937. Un anno che sembra lontano, ma che nella lunga linea del tempo della storia umana è più vicino a noi di quanto risulti all’apparenza.

La storia sportiva si intreccia e va di pari passo con quella politica e storica dei Paesi e così è stato anche durante la Guerra Civil che ha catapultato la penisola iberica verso un quarantennio di terrore e repressione. Nonostante la situazione complessa del Paese, c’è stato anche del calcio nella Guerra Civile spagnola.

Il nostro racconto comincia con una citazione dal capolavoro “Per chi suona la campana” , che vi consigliamo caldamente.

Sei un comunista?”
“No, sono un antifascista.”
“Da molto tempo?”
“Da quando ho capito il fascismo.”

Ernest Hemingway

Spagna, primavera 1936.

A seguito delle elezioni generali tenute il 16 febbraio dello stesso anno, la Spagna si trovava in una situazione politica unica nel suo genere. Una circostanza molto inusuale e che aveva già fatto percepire diverse avvisaglie di un futuro nero, fatto di guerra ed instabilità nel Paese.

Un futuro in cui “Hay que tomar la muerte como si fuera aspirina” (E. Hemingway, “Per chi suona la Campana”).

A trionfare fu il Frente Popular (Fronte Popolare) – guidato da Manuel Azaña – che al suo interno raggruppava tutti i partiti di sinistra (Unión Republicana, partiti socialista e comunista e la Izquierda Republicana) e che avevano composto le forze maggiori della seconda Repubblica spagnola. Dal momento che i partiti di destra a loro volta erano uniti nel Frente Nacional Contrarrevolucionario (fatta eccezione per la Falange, il partito di Francisco Franco, ed il partito nazionalista basco), la polarizzazione politica spagnola era evidente e ad un massimo storico.

In questi casi, con una divisione così netta, la via del conflitto anche al di fuori dell’ambito politico era inevitabile. Ed infatti nei mesi successivi alle elezioni in Spagna quello che accadde fu un periodo di incendi, distruzioni e scontri tra i gruppi armati della sinistra operaia e le forze paramilitari falangiste, che portarono a centinaia di morti e migliaia di feriti.

Tutto ciò assunse i connotati di una vera e propria guerra civile a partire dal luglio 1936. In questo caso la detonazione scoppiò a causa del sollevamento (o alzamiento, per chi mastica un po’ di spagnolo) delle truppe governative di istanza sul suolo marocchino. I comandanti delle Fuerzas Regulares Indígenas, chiamati africanistas, in toto supportarono il congiunto nazionalista, e si spostarono nella Spagna continentale.

Ebbe vita ad un conflitto lungo, logorante e che percorse tutto il paese: dall’Andalusia fino ai Paesi Baschi, lasciando una scia di sangue e morte. Come poi ben si sa, il tutto terminò con l’ingresso di Francisco Franco a Madrid nel marzo del ‘39. Ma quindi, come si è potuto giocare a calcio nella Guerra Civile spagnola?

Il 29 settembre 1936 la Federación Española de Fútbol inviò a tutti i club sportivi una circolare firmata dal segretario dell’epoca Ricardo Cabot – ex pioniere del movimento calcistico spagnolo, oltre che giornalista. In essa si affermava la sospensione con effetto immediato di ogni attività sportiva nazionale e della stagione calcistica in corso. Ciononostante, in Catalogna e nella Comunità valenciana, regioni rimaste per un primo momento sotto il controllo governativo, si continuarono a disputare i campionati regionali. Si volle continuare a giocare a calcio nella Guerra Civile spagnola, per quanto essa stesse colpendo così duramente il Paese.

Da un lato la Federación Catalana de Fútbol organizzò un campionato a sei squadre, composto da l’FC Barcelona, CD Español (o Espanyol), il Gerona (o Girona) FC, il Granollers SC, l’SC Sabadell e l’FC Badalona. Tutti club con sede nella capitale catalana o in città limitrofe. Fecero domanda di iscrizione anche le uniche due squadre della capitale, il Madrid CF e l’Athletic de Madrid, ma l’opposizione da parte dell’FC Barcelona convinse la federazione a rifiutarle.

Dall’altro lato nella comunità valenciana prese parte il Campeonato Superregional de Levante, composto da Valencia CF, Cartagena CF, Gimnástico FC, Hercules FC, Murcia FC e Levante FC. In questo caso non si trattò di un torneo circoscritto alla sola città di Valencia e dintorni, ma poterono parteciparvi Murcia e Cartagena, squadre entrambe murciane, con una trasferta interregionale.

Le autorità repubblicane a questo punto organizzarono un campionato provvisorio che unisse entrambe le due competizioni in un torneo a girone unico: la Liga Mediterránea de Fútbol, o Liga Levante-Cataluna. Un campionato di calcio nella Guerra Civile spagnola sembrava follia, ma alla fine si riuscì a trovare una quadra nonostante le difficoltà.

L’idea iniziale era quella di creare un torneo a 12 squadre e che includesse tutte le partecipanti ai campionati ancora attivi, ma venne scartata dal momento in cui i bombardamenti su Alicante, Murcia e Cartagena costrinsero al ritiro l’Hercules e le due squadre omonime delle città murciane.

Alla fine si decise per la creazione di un torneo ad 8 squadre, 4 per campionato. La federazione levantina come quarto membro optò per l’incusione dell’Athletic Club de Castellón, squadra amatoriale con sede a Castellón de la Plana, vicino Valencia. Quella catalana invece, in eccesso di due squadre, lasciò fuori il CS Sabadell e il Badalona. La prima giornata si giocò tutta in contemporanea il 31 gennaio 1937 e vide il Barcelona trionfare per 3-2 sul Valencia, l’Español vincere 0-1 in casa dell’Athletic de Castellón e due pareggi 1-1 tra Granollers e Levante e tra Gimnástico e Girona.

Dal mese di gennaio a maggio prese parte un torneo a girone unico con sfide di andata e ritorno, per un totale di 14 giornate. Fu un testa a testa tra Barcelona ed Español per tutta la durata della competizione, ma alla fine a spuntarla furono i blaugrana all’ultima giornata. Il successo del Barca sul Gimnástico e la contemporanea derrota sul campo del Valencia furono fatali per los periquitos.

La classifica finale vide quindi il Barcelona primo con 20 punti, l’Español secondo con 19 ed a chiudere il podio Girona e Valencia con 17. Chiusero la classifica il Levante (16 punti), Gimnástico (10 punti), il Granollers (8 punti) e l’Athletic de Castellón con soli 5 punti e nessuna vittoria. Un campionato di calcio nella Guerra Civile spagnola è già di per sé qualcosa di straordinario, ma la magia di questo sport meraviglioso aveva ancora in serbo una competizione.

Nonostante le alte temperature della penisola iberica ed un conflitto civile che dilaniava in lungo e in largo il paese iberico, terminata la Liga Mediterránea venne organizzata per l’estate una competizione della durata di due mesi. L’ideatore fu Josep Rodríguez Tortajada, presidente del Valencia, che propose l’organizzazione di un torneo da disputare d’estate tra squadre catalane e valenciane. Al di fuori delle aree repubblicane impazzavano i combattimenti tra milizie fasciste ed antifasciste; nonostante ciò, la volontà di giocare a calcio nella Guerra Civile spagnola fu talmente forte da permettere la realizzazione di un’altra competizione.

Inizialmente il nome scelto fu quello di Copa Mare Nostrum, probabilmente per dare continuità al Mediterraneo, già citato nella nomenclatura del campionato. Alla fine si optò per un cambio, ufficializzando il torneo come Copa España Libre-Trofeo Presidente de la Republica. Il 31 maggio 1937, alla vigilia della competizione, il Mundo Deportivo citava così:

“Ora abbiamo una Coppa importante per chiudere la stagione calcistica ufficiale. Si è parlato di una Coppa di Spagna, ma data l’impossibilità di organizzare una competizione che si potesse chiamare così a causa del numero e della qualità dei club partecipanti, è nata la “Copa España Libre” (Coppa di Spagna Libera), basata sui punti, ma con una finale da disputarsi tra i due club classificatisi al primo e al secondo posto in classifica, dopo l’ultima partita del girone di ritorno.”

La scelta del Valencia fu quella di invitare i club a seconda del piazzamento in classifica, ma c’è da dire che le complicazioni non mancarono. Innanzitutto l’FC Barcelona – vincente come detto del campionato – non partecipò al torneo, preferendo godersi il compenso di una tournée estiva organizzata in Messico. Ci fu poi il problema dell’esclusione del Granollers, interessato a partecipare ma a cui vennero preferiti in ordine Español e Girona. La questione si risolse con la destinazione di una parte dei guadagni al botteghino al club catalano.

L’ultima problematica fu il fatto che sia Levante che Gimnastico inizialmente si rifiutarono di partecipare come “rimpiazzi” dei club catalani esclusi, a maggior ragione qualora avessero dovuto ricompensare economicamente le società che non avrebbero preso parte al torneo. Alla fine poi, il Levante aderì alla competizione, e si presentò con una squadra rinforzata con alcuni calciatori del Gimnastico. In conclusione, le partecipanti alla Copa furono 4: Valencia, Levante, Girona ed Español.

La coppa consistette in due fasi: un girone all’italiana, con doppia sfida andata e ritorno tra le partecipanti, e poi una finale secca tra le prime due classificate. La vincente della sfida avrebbe poi alzato il trofeo. Il Levante si dimostrò nettamente la squadra migliore di tutto il gruppo, chiudendo primo con 8 punti ed una sola sconfitta, maturata all’ultima giornata contro l’Español.

Più complessa fu la bagarre per il secondo posto, che vide proprio il club catalano perdere la possibilità di giocarsi la finale solamente a causa della differenza reti, favorevole al Valencia. Il 18 luglio 1937 andò quindi in scena un derby tutto valenciano per l’assegnazione del titolo. La gara si disputò all’Estadio de Sarrià di Barcellona dato che il Mestalla – destinazione designata – risultò impraticabile per motivi di sicurezza. Nonostante gli sfavori del pronostico il Valencia guidato da Andrés Balsa riuscì a reggere per 78 minuti, salvo poi cadere a causa della rete del vantaggio di José García Nieto Romero, che regalò la vittoria al Levante.

Un torneo di calcio nella guerra civile spagnola che si rivelò una piccola boccata di ossigeno per tutti – calciatori e spettatori – che all’epoca agivano da ingranaggi, impiegati in quella terribile macchina che è la guerra:

C’era Agustí Dolz, che era già in prima linea e che chiese il permesso di andare a giocare ai giochi. C’era Ernesto Calpe, che era un marmista, o Salvador Artigas, che in seguito fu l’ultimo aviatore della Repubblica. Ora ricordo loro e le loro famiglie…“. Sono le parole recenti di Emilio Nadal, promotore del dipartimento di Patrimonio del Levante, pronunciate ai canali ufficiali del club granota. Purtroppo, però, per poter dare a questa storia di calcio il lieto fine che merita, occorre un enorme salto temporale fino ai giorni nostri.

Una volta preso il potere ed instaurato la dittatura, Franco decise di fare piazza pulita di tutto quello che riguardava l’opposizione politica passata e presente. Così accadde anche per lo sport e per i due tornei di calcio giocati nella Guerra Civile spagnola, in quanto a stampo puramente repubblicano.

Di Liga Mediterranea e Copa de España Libre nessuno sentì più parlare fino al nuovo millennio, nonostante la lotta da parte di Barcelona e Levante per poter rendere ufficiali le vittorie delle competizioni. Nel 2007 il Congresso dei deputati spagnolo ha approvato la proposta non legislativa di due anni prima del gruppo Parlamentare Izquierda Unida-Iniciativa per Catalunya Verds.

Tra le tante motivazioni presentate, una merita una citazione particolare. Nel 1939 riprese l’attività sportiva agonistica, e si disputò un torneo giocato solo da squadre della zona franchista: la Copa del Generalísimo de Fútbol. Il torneo venne vinto dal Sevilla e sin da subito la sua ufficialità non venne mai messa in dubbio. Ciò che venne richiesto fu quindi di valutare, con la Spagna finalmente libera dalla dittatura, di rendere ufficiali anche i tornei di calcio disputati nella zona repubblicana del Paese nella Guerra Civile spagnola.

Nel pratico però per poter ufficializzare la vittoria del Levante il congresso non aveva potere di sorta. Esortò quindi la RFEF, federcalcio spagnola ed ente separato, ad indagare per verificare l’effettiva realizzazione del torneo. In caso di esito positivo poi, dichiarare campione il Levante. Qui il caso si complica: nel marzo 2008 all’assemblea annuale federativa si decise di rinviare la decisione all’anno successivo.

Il 10 luglio 2009 poi, la Federación votò per respingere l’ufficializzazione del torneo. Ciò partì seguito di un documento redatto dalla CIHEFE (associazione spagnola dedicata allo studio della storia del calcio) proprio per conto della RFEF. Tale documento affermava che la Copa de España Libre non fosse altro che un torneo amichevole, non organizzato dalla Federazione spagnola riconosciuta all’epoca dalla FIFA.

Tra le motivazioni principali alcune furono di stampo geografico, data la presenza solo di squadre catalane e valenciane. Ma anche nel torneo del ‘39 la partecipazione fu limitata solamente ad alcune compagini mentre altre vennero bandite. La decisione ricevette aspre critiche, quasi totalmente di stampo politico, che si acutizzarono dal momento che nel 2013 la RFEF decise comunque di esporre nel suo Museo di Storia del Calcio Spagnolo lo stesso trofeo vinto dal Levante!

Nel 2017 fu proprio il Sevilla a fornire al Levante gli atti del Congresso della FIFA del 1937 da presentare per ottenere la validazione del trionfo. La FIFA riconobbe anzitutto come Campioni del Mondo Uruguay e Italia, nonostanze la competizione circoscritta solamente a nazionali di calcio sudamericane ed europee. Ciò lasciava intendere come si potesse trascendere dal limite geografico per ufficializzare il vincitore di un torneo.
Nel 2019 il club granota inviò quindi le documentazioni formali alla federazione presieduta all’epoca dal discusso presidente Luis Rubiales. La decisione finale, questa volta positiva, arrivò ben 4 anni dopo l’assalto finale dei valenciani.

Nel 2023, ad 86 anni da quel fatidico 1937, il Levante poté finalmente esporre nel proprio palmarès la Copa de España Libre. Il trionfo, celebrato in pompa magna da club e tifosi, è tutt’ora l’unico trofeo ufficiale di Prima Divisione vinto dai granotas.

Oggi il Levante vince un titolo, anche se lo avevamo già vinto, per noi esisteva già. Ce l’avevamo già nel cuore. È un giorno che tutti i tifosi del Levante sognavano. È un trofeo che un giorno hanno vinto delle persone coraggiose e che rende orgogliosa la nostra storia“. Sono le parole rilasciate ad El Pais da Quico Catalán, attuale presidente del Levante, durante i festeggiamenti.

Per quanto riguarda la Liga Mediterránea invece, il presidente Blaugrana Joan Laporta protestò aspramente. Il Barca chiese il riconoscimento della vittoria del campionato come di un’edizione de La Liga, come accaduto con le edizioni successive disputatasi durante la dittatura. Tutt’ora però, la Federación non ha riconosciuto la validità del trionfo del Barcellona. Si può dire ci sia stato un lieto fine per metà. La storia del calcio nella Guerra Civile spagnola esorta ad una riflessione già sentita ma che nel nostro Paese sembra stia scomparendo.

Finché la parola “antifascismo” non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana”.

Antonio Scurati

Ricordiamoci di cosa è successo e di chi ha lottato per noi, per far sì che non possa più accadere.


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immagine di copertina realizzata da Fabrizio Fasolino

Di Manuel Santi

Universitario che scrive per passione.
Giovane amante dei viaggi e del calcio turco e spagnolo.
Solo il ragazzo a cui tutti gli amici chiedono informazioni sui talenti europei più sconosciuti, per saperne di più.

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