Categorie
Resto del mondo

L’eterno derby che si sta mangiando il Sudan

C’è un derby che ha riportato Omdurman ad essere la capitale del Sudan, ma, al contempo, sta mettendo in pericolo la competitività del campionato e il futuro del calcio nel paese.

Omdurman non è la capitale del Sudan o, per meglio dire, non lo è più. Nel 1885, infatti, fu eletta capitale dal Khalifa Abdullah, dopo la morte del suo predecessore Muhammad Amad. Finì per perdere il suo status dopo la sanguinosa battaglia del 2 ottobre 1898 condotta dal generale britannico Kitchener. Al suo fianco un rilevante numero di soldati egiziani. Dopo la brutale battaglia, gli inglesi decisero di togliere ad Omdurman i gradi di capitale sudanese. Li affidarono alla città che ospitò le loro truppe durante l’assedio del 1898, Khartoum. Tuttora, è questa città ad essere il riferimento amministrativo del Sudan.

Le due città, in assoluto le più popolose della nazione, occupano le due rive opposte del Nilo, come vere e proprie dirimpettaie. Sembrano infatti guardarsi a vicenda dalle rispettive sponde, proprio come le truppe impegnate in quel giorno di ottobre. Solo una striscia d’acqua dolce le divide e un ponte le unisce. Amaramente per i cittadini di Omdurman, il nome del ponte è Victory Bridge. Omdurman ha assistito con malcelata insoddisfazione alle vicende politiche che hanno portato Khartoum a diventare la regina del Sudan. Tuttavia esiste un luogo dove la città è rimasta, incontrastata, l’assoluta dominatrice della scena nazionale. Quel luogo non poteva che essere un campo da calcio. La storia del Campionato Nazionale Sudanese ne è la prova.

Omdurman torna ad essere la capitale del Sudan

La Premier League sudanese vede la luce nel 1965, a dieci anni di distanza dall’indipendenza dal Regno Unito e nel bel mezzo di lotte intestine e guerre civili. Da una parte i Sudanesi del Nord, impegnati ad instaurare nella nazione un regime di stampo islamico, dall’altra quelli del Sud. Le prime formazioni calcistiche vennero fondate già sul finire degli anni ’20. Fino a quel momento, infatti, erano già stati organizzati campionati di calcio e vari tornei sotto l’egida dell’impero britannico. Niente che potesse garantire stabilità ed organizzazione durature nel tempo.

Con la nascita del campionato nazionale, la città di Omdurman vide evidentemente nel calcio un’occasione. Poteva riscattare grazie allo sport lo status di leader, tenuto in pugno per appena tredici anni e perso per sempre. Fu infatti l’Al-Hilal Club, fondato nel 1930, a vincere le prime due edizioni assolute del torneo, prima di cedere il passo nel 1967 all’Al Mourada. Anch’essa faceva base ad Omdurman.

Esiste un luogo dove la città è rimasta, incontrastata, l’assoluta dominatrice della scena nazionale. Quel luogo non poteva che essere un campo da calcio.

Il significato del nome Al-Hilal, “luna crescente“, nasconde già dentro di sé quella che sarà la storia del campionato sudanese. I fondatori la battezzarono così alzando gli occhi al cielo di Omdurman, dove uno spicchio di luna si stagliava in cielo gettando i suoi riflessi sulle acque del Nilo. Da quel momento in poi, come quella fetta di luna, anche la storia dell’Al-Hilal e del calcio di Omdurman non avrebbero mai smesso di crescere.

Tuttavia, nel 1968, furono i rivali di Khartoum ad alzare al cielo il trofeo a fine stagione. Ad esultare furono i biancocelesti del Burri, che dopo tre anni di bocconi amari poterono finalmente far gioire la città in faccia ad Omdurman. Khartoum rivendicava in quel modo il ruolo di capitale, costringendo nuovamente i rivali a recitare la parte degli sparring partner di periferia. Una sensazione che sarebbe durata poco.

Poche eccezioni

Da quel momento in avanti, infatti, nessuna squadra di Khartoum avrebbe mai più vinto il campionato nazionale. Omdurman sarebbe tornata di prepotenza a ristabilire il proprio status di protagonista. Alle due già citate vincitrici tra 1965 e 1967, infatti, si sarebbe presto aggiunto l’Al-Merrikh. Con la vittoria del titolo nel 1970 i Diavoli Rossi inaugurarono una lunga serie di successi, accendendo una rivalità infinita con l’Al-Hilal.

Da quell’anno in poi, infatti, le vittorie in campionato vennero spartite tra queste due formazioni, con un paio di eccezioni. Nel 1988 vinse l’Al Mourada, a 21 anni di distanza dall’ultima volta. Nel 1992 fu l’Hilal Alsahil, di base a Port Sudan, a portare a casa il titolo, strappandolo ad Omdurman dopo 23 anni di ininterrotti successi. Nessuna squadra, da quel 1992, riuscì più a togliere il vessillo della vittoria dalle mura della vecchia capitale.

Un campionato cannibalizzato

Aiutate dalle ricchezze dei rispettivi proprietari, Al-Hilal e Al-Merrikh hanno a tutti gli effetti cannibalizzato l’albo d’oro del campionato. Godono infatti, rispettivamente, di 29 e 19 titoli conquistati. Per ottenere questi straordinari risultati i due sodalizi si sono assicurati i migliori talenti calcistici del Sudan. Così facendo, hanno ridotto ad un numero vicinissimo allo zero le possibilità delle altre squadre di partecipare alla corsa per il titolo. Per queste due formazioni hanno inevitabilmente giocato anche i calciatori più importanti della storia del Sudan.

Faisal Agab, storico capitano dell’Al-Merrikh, è il più grande marcatore all-time del campionato. Haitham Mustafa è il recordman di presenze sia della Premier League che della nazionale sudanese. È stato una bandiera dell’Al-Hilal per sedici anni, vincendo 11 titoli nazionali. Prima di chiudere la carriera passò clamorosamente agli storici rivali nel 2014, vincendo un campionato anche con loro. Haytham Tambal è invece il top scorer di sempre della Nazionale. Anche lui ha vestito entrambe le maglie, vincendo 4 titoli con l’Al-Hilal e 2 con l’Al-Merrikh. Ai Red Devils approdò dopo un’infruttuosa avventura in Sudafrica con gli Orlando Pirates.

La rivalità tra le due compagini è ovviamente la più accesa e sentita di tutto il Sudan e catalizza l’attenzione di tutti gli addetti ai lavori della nazione. Gli stadi delle due squadre sono, inoltre, eccezionalmente vicini. A dividere l’Al-Hilal Stadium dall’Al-Merrikh Stadium c’è infatti soltanto una strada, chiamata Al Ardha Street. Dagli spalti di entrambe le strutture si possono vedere le tribune degli odiati rivali cittadini. Tuttavia, la bulimia di titoli della città di Omdurman ha prodotto un effetto boomerang che ha paralizzato il calcio sudanese.

Un grande problema che attanaglia il Sudan

La pressochè totale assenza di competitività del campionato nazionale, con sole due squadre a contendersi il titolo, ha infatti drasticamente influito sul livello dello stesso. Di riflesso, le chance di Al-Merrikh e Al-Hilal di competere a livello continentale non sono certo molte. L’Al-Hilal infatti non supera il primo turno ad eliminazione diretta nella Champions League africana dal 2015, quando fu sconfitta in semifinale dall’USM Alger. Lo stesso discorso vale per l’Al-Merrikh, anch’esso fermato in semifinale nel 2015 dai congolesi del Mazembe. Una finale tutta sudanese solo sfiorata, che avrebbe potuto accendere sul campionato nazionale le luci dei riflettori e rappresentare una boccata d’aria per tutto il movimento.

Un movimento che non è stato certo aiutato a crescere dall’indipendenza raggiunta dal Sud Sudan nel 2011. Staccandosi dal Sudan, infatti, la giovane nazione si è portata con sé circa l’80% dei giacimenti petroliferi sudanesi. Un colpo durissimo per l’economia del Sudan. Anche il campionato nazionale, da sempre sovvenzionato dalle casse statali, ha subito il contraccolpo. La mancanza di fondi per il calcio ha inevitabilmente allargato il solco tra le due formazioni ricche e vincenti e il resto delle squadre. In questo modo, l’avvento di una vincitrice a sorpresa è sempre meno possibile.

Un passato importante…

La scarsità di investimenti nel settore calcio ha inoltre sanguinosamente colpito la Nazionale Sudanese. Prima della partecipazione alla Coppa d’Africa del 2021, i Falconi si erano qualificati appena due volte negli ultimi trent’anni, nelle edizioni del 2012 e del 2008. E pensare che nel 1970 il  Sudan la Coppa d’Africa riuscì addirittura a vincerla, da paese ospitante. A trascinare la Nazionale al clamoroso successo continentale fu un personaggio mitologico per il calcio sudanese. Non può essere un caso, pensandoci bene, che sia nativo di Omdurman.  Stiamo parlando di Ali Gagarin, al secolo Haydir Hassan Al-Sidig. Bandiera eterna dell’Al-Hilal, mise a segno più di 350 gol in dodici anni con la maglia dell’Onda Blu.

Gagarin deve il suo spaziale soprannome alla velocità supersonica con la quale raggiunse le vette del successo. Tuttavia, se il cosmonauta sovietico riuscì effettivamente a superare l’atmosfera terrestre, il Gagarin sudanese non riuscì mai ad incidere fuori dai confini nazionali. Nelle sue due esperienze fuori dal Sudan, in Arabia Saudita e Costa d’Avorio, non hai mai ripetuto i numeri registrati in patria. In entrambe le occasioni è tornato velocemente a rifugiarsi nelle maglie blu dell’Al-Hilal, disputando innumerevoli derby contro i Diavoli Rossi. Ironia della sorte, il fratello di Gagarin, Jaafar, diventerà uno dei simboli dell’Al-Merrikh.

… e un futuro in pericolo

Ma quei tempi sono ormai lontani e difficilmente ripetibili. All’appiattimento del calcio nel paese, anche a livello internazionale, ha influito la scarsa propensione dei giocatori sudanesi ad avventurarsi fuori dai confini nazionali. Spesso, infatti, preferiscono la chiamata di una tra Al-merrikh e Al-Hilal, limitando le possibilità di mettersi alla prova con avversari più impegnativi e strutture più avanzate. Inevitabile, quindi, che la crescita di nuovi potenziali talenti venga tarpata sul nascere. Un vero peccato.

PSM Sport

PSM SPORT È MEDIAPARTNER DI SOTTOPORTA, VISITA IL SITO!

La sfida del calcio sudanese del futuro, quindi, è piuttosto facile da individuare. Serve staccarsi dalla perpetua rivalità tra Al-Merrikh e Al-Hilal e allargare la geografia calcistica nazionale fuori dai confini di Omdurman. Solo così possono essere trovate nuove soluzioni per rendere più probante il torneo ed accrescere la competitività delle altre squadre partecipanti alla Premier League.

Una sfida che Omdurman deve avere la maturità di non vivere come un nuovo assedio alla Kitchener, ma come un’opportunità per la città stessa e per tutto il movimento sudanese. Un campionato più difficile porta in dote calciatori migliori e l’opportunità di venderli a cifre considerevoli anche all’estero. Chissà se, dopo 55 anni di dominio incontrastato, Omdurman sarà pronta in futuro a cedere il suo scettro.


Immagine di copertina realizzata da PSM SPORT, base tratta da: Twitter “Le Kpakpato Sportif”

Su Sottoporta trovate tutto il meglio del calcio internazionale: Come Wembley ha dato il suo nome ad una squadra di calcio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *