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Intervista a… Stéphane Dalmat

L’ex centrocampista francese Stéphane Dalmat ci ha raccontato un po’ della sua carriera. Lens e Inter i suoi grandi amori, il 5 maggio 2002 la sua più grande delusione. In Inghilterra non è stato ben accettato, mentre quel pallonetto in Champions era stato già collaudato con il secondo portiere del Bordeaux…

A Milano Stéphane Dalmat lo chiamavano simpaticamente Joystick per la sua spettacolare capacità di dribblare gli avversari. Tra il 2001 ed il 2003 ha vestito la maglia dell’Inter, che “insieme al Lens rappresenta il club che ho più a cuore”.

Inizi sfavillanti

Nato a Joué-lès-Tours il 16 febbraio del 1979, Dalmat non dimentica le sue origini. “I miei genitori vivono nella Martinica, e io provo ad andarci spesso. Sono molto orgoglioso di essere caraibico”.

Stéphane cresce però in Francia e col calcio ci sa proprio fare. A 18 debutta con lo Châteauroux nella stagione 1997/1998 di Ligue 1, vinta sorprendentemente dal Lens. Una anno dopo Dalmat viene firmato proprio da Les Sang et Or, con cui debutta in Champions League e successivamente vince una Coppa Di Lega. “Ho trascorso un anno straordinario al Lens. La mia carriera è partita molto presto ma con il Lens ho scoperto e imparato davvero tanto”.

I paragoni con Zidane si sprecano: lui passa al Marsiglia, dove non si trova benissimo, e poi al Paris Saint-Germain, che non era come quello di oggi. “Il PSG del mio tempo aveva grandi risorse e una grande squadra ricca di giovani. Se noi ragazzini avessimo avuto più tempo e fiducia, avremmo potuto fare qualcosa di importante… Ma quando si è al PSG la pazienza è vietata, così come in tutti i grandi club”.

Inter e Premier League

Nel gennaio 2001 Dalmat si trasferisce in Italia. Con l’Inter colleziona 66 presenze, 4 gol e tante belle giocate rimaste negli occhi dei tifosi nerazzurri. Un solo rimpianto. “Penso che se avessimo vinto lo scudetto nel 2002 la mia carriera sarebbe andata diversamente”. Il 5 maggio 2002, nella clamorosa sconfitta contro la Lazio, Stéphane Dalmat era in campo, sostituendo Sérgio Conceição al 60° minuto. “È stata una delusione assurda perdere il titolo all’ultima giornata, lo meritavamo noi. Di quel giorno mi rimarrà una tristezza unica, impressa per sempre nella mia memoria, ma purtroppo è andata così”.

Nel settembre 2003 l’Inter lo gira in prestito al Tottenham, ma Stéphane non incide in Premier League. “Non mi sono adattato a questo meraviglioso campionato, purtroppo. In più non ero molto accettato dai giocatori britannici della squadra, c’erano diversi gruppetti nello spogliatoio, è stata una situazione difficile da vivere”.

Il ritorno in Francia di Dalmat

Di ritorno dall’Inghilterra, l’Inter lo manda ancora in prestito, al Tolosa. A fine stagione Stéphane Dalmat è svincolato e prova l’avventura in Liga, al Racing. Ma è nella stagione 2006/2007 che il centrocampista francese fa vedere a tutti che è ancora sul pezzo. Con la maglia del Bordeaux vince la Coppa di Lega francese e segna il goal più bello della sua carriera, nei gironi di Champions League contro il PSV Eindhoven al Philips Stadion. Un pallonetto da 20 metri di pura classe, dopo aver dribblato un avversario in maniera repentina.

Ho provato tanta gioia. Alla vigilia della partita sapevo di poter segnare un goal così, lo avevo provato in allenamento. Lo avevo detto al nostro secondo portiere, Mathieu Valverde, ed è per questo che mi sono precipitato da lui dopo il goal”. Dal Bordeaux passa al Sochaux e, per la prima volta, Dalmat totalizza più di 100 presenze in totale con una sola maglia. Dopo due anni al Rennes, nel 2012 accetta il Nîmes per poi pentirsene e ritirarsi definitivamente 19 giorni dopo. Cosa fa Dalmat per ora? “Mi piace stare con la mia famiglia, vivere la vita con loro. Viaggio molto e lavoro per alcuni progetti professionali che spero presto si possano realizzare”.

Un calciatore che sicuramente avrebbe meritato senz’altro di più, ma per alcuni, “Joystick” Dalmat sarà sempre nel cuore.

Intervista a cura di Cosimo Giordano. Si prega gentilmente di citare Sottoporta in ogni riproduzione su altre parti.


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Fonte copertina: Getty Images

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