Categorie
Spagna

Real Madrid campeòn 2020

I Blancos hanno portato a Madrid il 34° titolo spagnolo della loro Storia, il terzo in dieci anni. Un campionato segnato dal sorpasso tattico nei confronti del Barcellona, da conferme pesanti e da giovani che potrebbero scrivere la storia del calcio che verrà. La Liga del Real in cinque mosse.

1- Zizou ha superato il Barça

Zinedine Zidane ha creato un Real Madrid equilibrato, forte in difesa, granitico a centrocampo e spietato in attacco. Per sopperire ad un Eden Hazard dall’andamento negativo, Karim Benzema ha sfoderato una stagione da trascinatore, con 21 reti messe a segno in campionato. Come secondo marcatore della squadra abbiamo Sergio Ramos con 10 gol. Di loro parleremo in un capitolo a parte.

Thibaut Courtois ha alzato l’asticella e dopo una prima stagione non proprio convincente, quest’anno ha saputo dimostrare, se mai ce ne fosse stato bisogno, che il portiere della nazionale belga è uno dei migliori al mondo tra i pali. Il Real ha subito 23 gol, miglior difesa della Liga e dei quattro maggiori campionati europei. Merito dell’ex Chelsea e di una difesa impeccabile, al cui usato sicuro Carvajal-Varane-Ramos-Marcelo, Zidane ha aggiunto Mendy, cresciuto in maniera tale da zittire ogni critico della prima ora.

Zizou ha illustrato i propri concetti calcistici, sui quali ha poggiato la grandezza del Real odierno, nel secondo tempo del Clàsico giocato al Bernabeu. Dopo una prima frazione di gioco abulica, ecco arriva la sterzata: baricentro più alto, pressing fin oltre i trenta metri blaugrana da parte di Carvajal a destra e Marcelo a sinistra, mossa che ha bloccato la manovra dei catalani.

Scrive Daniele V. Morrone su Ultimo Uomo:

“Comincia a nascere il sospetto che per il Barcellona l’uscita palla controllata sia più una necessità difensiva che una scelta offensiva“.

Zidane sfida sul proprio terreno i rivali di sempre, i maestri del possesso palla finalizzato ad offendere e mai a difendere, sempre attivi e mai passivi davanti al pallone; non solo vengono superati, ma vengono anche spogliati della propria utopia.

Il tecnico del Madrid non è un eretico né un rivoluzionario. È stato forgiato dal pragmatismo di scuola italiana, ha avuto maestri come Lippi e Ancelotti nella propria crescita spirituale.

Pressing alto, fluidità nella manovra, squadra fondata sulla tecnica altissima dei suoi singoli, giocate non fine a se stesse, ma utili per avvolgere l’avversario, creare densità, verticalizzare e colpire, il tutto eseguito ad una velocità disarmante.

Non dogmi, ma concetti variabili a seconda del momento.

2- El Caudillo

Dieci reti rappresenterebbero un gran bel bottino per un difensore centrale, ma questo vorrebbe dire essere rimasti nel calcio di qualche anno fa.

Ramos è da anni nel futuro.

Sarà rude come pochi, ma è il classico caudillo che chiunque vorrebbe in squadra. Una guida per i compagni, l’uomo al quale appoggiare quell’ultimo lumicino di speranza quando la situazione diventa ingestibile.

Non si diventa il difensore più prolifico nella storia della Liga a caso, non si segnano gol decisivi uno dietro l’altro per intuizione.

Dal 30° al 34° turno, il Real ha messo a segno sette gol: Ramos ne ha fatti quattro, decidendo i match contro Getafe e Athletic Bilbao, entrambi finiti uno a zero. Tra l’altro, contro i baschi, al San Mames e al 90′.

Dietro questo Real c’è un grande capitano e dietro Sergio Ramos ci sono anni e anni di lavoro duro ed esperienza accumulata con pochi eguali tra i calciatori in attività, accompagnati da una classe che non sfigura mai, in nessuna occasione.

3- La garra blanca

Federico Valverde è il segreto mai nascosto del Real Madrid.

Una meraviglia tattica, un fior di centrocampista, capace di unire classe e sapienza tattica nelle due fasi. Chiave tattica fondamentale, è dal suo lavoro di pressing che nasce la squadra vincente di quest’anno: dall’ esordio da titolare alla sesta giornata contro l’Osasuna, arrivano, con lui in campo dal primo minuto, dieci vittorie di fila tra campionato e coppa.

Senza Valverde, il Real pressava poco, ora non più. Parole sue, ha una gran voglia di correre, in qualunque zona del campo. Difendere, attaccare, come se non potesse farne a meno, come se il sangue gli ribollisse incessantemente.

Eclatante quanto provvidenziale l’entrata su Morata, nell’ultima Supercoppa spagnola, contro l’Atletico. Rosso. L’uruguagio si è immolato, il Real poi vincerà il trofeo e buona parte del merito andrebbe assegnata al ragazzo di Montevideo.

In lui non alberga il caos, ma l’organizzazione dei dettagli. Zidane e l’Uruguay hanno tra le mani uno dei possibili protagonisti degli anni Venti del terzo millennio.

4- La leggerezza dell’essere

Sembrava poter essere il perfetto esempio di meteora, luccicante quanto evanescente. Invece no, Vinicius Junior si è preso il Real e lo ha fatto con la leggerezza dei vent’anni di chi sa di avere i mezzi per diventare grande.

Tre gol in ventotto presenze, prestazioni oscillanti tra l’applauso meritato e il rimbrotto paterno, partite dove tutto va alla grande e serate da includere nel cassetto con su scritto “esperienza accumulata“, è comunque riuscito ad essere determinante in questo Real che sta cambiando pelle e sperimentando giovani dal futuro promettente. Con il gol contro il Barcellona, è diventato il più giovane di sempre ad aver segnato nel Clàsico.

Hazard brucia al pensiero di dover prendere per mano la camiseta blanca e riscrivere la storia, Vinicius è lì, tra i giganti e con lavoro, dedizione, desidera un biglietto per la gloria, ma dovrà meritarlo. Comunque la si pensi, è stato determinante.

5- Il Real, Il gatto e il gomitolo

Karim Benzema, nonostante abbia realizzato, con la maglia del Madrid, qualcosa come 248 reti in 511 presenze, nonostante abbia alzato svariati trofei in tutto il mondo e, senza vicende extra calcistiche, avrebbe potuto fregiarsi del titolo di campione del mondo con la Francia, rimane per molti un sottovalutato o peggio, l’elemento da mettere in discussione quando le cose non vanno per il verso giusto, come accadeva qualche anno fa.

Primo marcatore della banda Zidane, 21 reti in campionato, 4 in Champions e una in Coppa del Re, si è dilettato, con un buon rendimento, nelle vesti di uomo assist, 8 nella Liga.

Sublime il Taconazo contro l‘Espanyol, sunto dell’alto tasso tecnico di cui è dotato questo sublime numero 9. Ma non è questo il punto. Uno dei concetti che Zidane ama, riguarda la classe individuale al servizio della squadra e Karim è uno dei più forti al mondo in questa veste.

I grandi campioni sono capaci di rendere facili le cose difficili.

Riesce, come probabilmente altri due o tre in attività, ad aprire spazi intriganti per i compagni, crea bellezza e in grandi quantità, ma non tutti se ne accorgono.

These Football Times si è chiesto quale possa essere il ricordo di Benzema, cosa lascerà ai posteri il grande attaccante una volta abbandonato il calcio.

Gol, magia, bellezza, distribuite con la naturalezza di un gatto che gioca con il suo gomitolo preferito.


Il meglio del calcio internazionale su Sottoporta: L’estate agrodolce di Kim Vilfort

Fonte foto di copertina: Instagram Real Madrid

Di Luigi Della Penna

Classe 1996, mi definisco un cacciatore di storie e un mendicante di emozioni. Il calcio è vita, ma un'esistenza senza football non sarebbe la stessa cosa.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *