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Elogio di Ferrán Torres

Una partita per sublimare quanto di buono fatto: il mondo si è accorto di Ferrán Torres, ala mortifera e talento del City.

Spagna 6 Germania 0. Un risultato che, per quanto sia paradossale, va stretto agli iberici. La banda Löw è stata spazzata dal campo con una qualità nel tocco, da parte dell’undici di Luis Enrique, disarmante. Ferrán Torres, acquisto estivo del Manchester City di Pep Guardiola, passato in sordina nell’orgia dell’utopia Messi che ha investito il mondo del football di sua Maestà, ha realizzato una tripletta, alla quale va aggiunto il gol contro l’Ucraina del settembre scorso. In un totale di due presenze con la maglia della Roja.

Ma, andando oltre la grande prova realizzativa, cosa ha impressionato del ventenne di Foios fino a questo momento, guardando a ritroso nella sua breve carriera?

Esterno straripante

Ferrán Torres è un’ala destra che all’occorrenza può barcamenarsi anche sulla corsia opposta e che, con Guardiola, sta sperimentando con successo il ruolo di attaccante.

Rapido di pensiero e di gambe, elegante nel tocco, altruista e utile alla manovra, nel senso più elementare del termine: senza scomodare i grandi filosofi del calcio, un buon giocatore lo si può giudicare in base alla qualità delle sue giocate e come queste riescano a portare un innalzamento tecnico tattico all’intreccio. Un buon dribbling è fine a se stesso quando poi non sfocia in qualcosa di costruttivo, rimanendo bellezza estetica, ma senza una degna conclusione. Torres aggredisce la fascia in maniera mortifera e, soprattutto, regala perle ai compagni meglio posizionati in area, non disdegnando la conclusione e, fidatevi, sta migliorando anche sotto quel punto di vista.

Nel match contro la Germania ha ricoperto l’intero settore di destra con un carisma e una naturalezza disarmanti, regalando giocate di classe, dribbling e tre reti, grazie alle quali è diventato il primo giocatore della Nazionale maggiore a segnare tante volte alla Germania, la cui ultima sconfitta con uno scarto così largo risaliva ad uno storico 8-3 dell’Ungheria di Puskas, ai Mondiali del 1954, vinti in seguito dagli stessi teutonici proprio contro i magiari.

Attaccante per necessità

Venduto in estate da un Valencia sprofondato in una situazione finanziaria allarmante, Guardiola sta ponendo le basi per il suo futuro, allargandogli l’orizzonte tattico, utilizzandolo come attaccante in questa prima parte di stagione sopperendo alla mancanza di Aguero e Gabriel Jesus.

Esiste un comun denominatore in lui, ovvero la capacità innata di attaccare la profondità, anche in un ruolo non suo. Un esempio, il gol realizzato contro l’Olympiakos in Champions League, sfruttando un passaggio in verticale di Kevin De Bruyne. Tre tocchi, il primo per entrare in area, il secondo per avvicinarsi alla porta nella maniera più rapida possibile, l’ultimo per anticipare il portiere in uscita. In un inizio di stagione non facile per il City, Torres si sta rivelando una nota lieta, soprattutto per il rendimento europeo, incorniciato da tre gol, mentre in campionato è ancora a secco.

Possiamo forse scartare l’ipotesi di un Torres utilizzato come attaccante, da un Guardiola sempre pronto a sparigliare le carte in tavola, nel nome del proprio credo? No, assolutamente.

https://youtu.be/T3YbHmHv79g

Possiamo forse affermare che Torres sia un fenomeno? No, andiamo per gradi, ma, lasciatecelo dire: con la Germania ha raccolto la propria esperienza calcistica e l’ha portata ad un livello personale non ancora esplorato.


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Fonte foto di copertina: Instagram Ferran Torres

Di Luigi Della Penna

Classe 1996, mi definisco un cacciatore di storie e un mendicante di emozioni. Il calcio è vita, ma un'esistenza senza football non sarebbe la stessa cosa.

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