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Un’oasi felice nota come Friburgo

Un piccolo excursus generale su una delle realtà più fortunate e solide d’Europa, il Friburgo di Streich.

Tra i cinque campionati europei d’élite, solamente due allenatori sono in carica da oltre un decennio per lo stesso club. Il primo, e ai più sarà subito balzato in mente, è Diego Simeone, alla guida dell’Atlético Madrid dal 2011. Il secondo, invece, si chiama Christian Streich e ha 57 anni, metà dei quali – 29 per la precisione – li ha dedicati al Friburgo. Ex centrocampista dei rossoneri, non ha mai voluto allontanarsi dalla sua regione, il Baden, avendo giocato anche e solo nelle vicine Stoccarda e Homburg. Dopo cinque anni trascorsi come assistente, il 29 dicembre 2011 viene promosso al posto dell’esonerato Sorg, raggiunge un’insperata salvezza e si guadagna la conferma. 

Christian Streich: una continua ascesa

Premiato come miglior allenatore della Bundesliga nella scorsa stagione, Streich sta vivendo il momento migliore della sua carriera. Nell’ultimo periodo ha iniziato a godere di meritata popolarità e a riscuotere apprezzamenti per i risultati sportivi e per il forte legame con il suo club.

Non può essere considerato un integralista e fa del suo Friburgo una squadra camaleontica, capace di interpretare al meglio tutte le fasi del gioco e di cambiare spesso modulo. L’unico credo: cercare un calcio quanto più verticale possibile.

Streich è un personaggio sui generis, dalla pungente e acuta ironia. Si definisce un lavoratore normale e si reca allo stadio o agli allenamenti rigorosamente in bicicletta. Quando un giornalista, ad esempio, gli chiese come fosse possibile che in cinque stagioni consecutive contro il Borussia Dortmund avesse totalizzato zero punti, lui rispose: “Perché? Semplice, abbiamo totalizzato zero punti perché le abbiamo perse tutte”.

Streich si apre spesso a confronti di genere sociopolitico. Sulla questione dei rifugiati della Germania del 2015, per esempio, ha detto che “si tratta di aprirsi alle persone, accoglierle e smantellare la paura“. Nel 2019 ha attaccato poi la generazione di giovani che pensa più ai social che alla vita sociale. “Alcuni sono viziati. Ma chi li ha viziati? Chi ha comprato loro gli smartphone?”.

Vagli a dare torto.

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Friburgo è una questione d’identità

Identità è un termine con un significato peculiare a Friburgo di Brisgovia. Immersa nella Foresta Nera, è una delle città più grandi della regione del Baden-Württemberg e conta oltre duecentomila abitanti. A costoro vanno aggiunti i venticinquemila studenti che ogni anno si trasferiscono qui da tutta la Germania per frequentare la prestigiosissima Albert-Ludwigs-Universität.

La città è un fiorente centro culturale e può vantare la fortuna di aver attinto, nel corso della storia, le influenze della vicina Svizzera e dell’ancora più vicina Francia. Friburgo pullula di monumenti; su tutti spicca la Cattedrale gotica, nota come Münster, alla quale si deve l’appellativo dei “Grifoni” dato alla squadra.

Il Freiburg SC – da non confondere con il Freiburger FC, la squadra più antica della città – è un habitué della Bundesliga soltanto dal nuovo millennio. Ha compiuto la prima apparizione in massima serie, difatti, soltanto nel 1992. Inizialmente aveva acquisito l’etichetta di club saliscendi tra prima e seconda categoria.

Attualmente, invece, il Friburgo sembra aver migliorato definitivamente la sua dimensione nelle gerarchie del calcio tedesco. Innegabile il ruolo predominante di Streich nella lenta ma costante crescita del Friburgo, nonostante la poca forza sul mercato a livello economico. Un costante rifornimento di calciatori del vivaio unito a pochi acquisti mirati fanno del Friburgo una società economicamente in salute e dalla forte identità tedesca, come pochi altri club.

Il Friburgo, infatti, è uno dei pochi club che è ancora al 100% un “eingetragener Verein” (eV). Praticamente un’associazione democratica registrata sotto il pieno controllo dei membri.

“Siamo un EV per convinzione. Con 35.000 membri può essere impegnativo, ma pensiamo che ne valga la pena. Il calcio non dovrebbe appartenere a un solo individuo. Il calcio appartiene a tutti. Questa è la nostra cultura a Friburgo.”

Jochen Saier, direttore sportivo del Friburgo

Con Streich il Friburgo è diventato uno dei club più in forma di Germania

Eccezion fatta per la sciagurata annata 2014\15, culminata con la retrocessione in 2. Bundesliga, stravinta poi la stagione seguente, dall’arrivo di Streich in panchina la squadra ha migliorato gradualmente gioco e risultati, imponendosi per ben cinque volte fra le prime otto del campionato. Nella scorsa stagione, quella del definitivo salto di qualità, ha raggiunto la finale di DFB Pokal. Il sogno di mettere il primo trofeo nella propria bacheca, tuttavia, è svanito per mano del RB Lipsia, solo ai rigori.

Alla delusione della sconfitta in finale di coppa è sopraggiunta la soddisfazione del sesto posto finale in campionato, che è valso la qualificazione ai gironi di Europa League. Trend che appare addirittura migliorato nella fin qui straordinaria stagione 2022\23, considerato che prima della sosta Mondiale si sono issati al secondo posto.

“Lavoriamo in modo meticoloso con i giocatori, che devono essere affamati di informazioni su quanti più aspetti possibili del gioco. Ma sappiamo che devono essere presenti alcuni fattori affinché lo sviluppo abbia luogo.

Come interagiscono i giocatori con il loro ambiente? E come si comportano fuori dal campo? Come affrontano i periodi difficili? Riescono a gestire la frustrazione? Hanno la capacità mentale di assorbire le informazioni che gli vengono date e di elaborarle? Questa è la base per il miglioramento.”

Jochen Saier, direttore sportivo del Friburgo

Da evidenziare anche gli strepitosi numeri in Europa League, dove ha stravinto un girone più che ostico con Nantes, Qarabag e Olympiakos. I rossoneri hanno chiuso le sei sfide da imbattuti, vantando il secondo miglior attacco e la seconda miglior difesa dell’intera competizione. Si tratta, pertanto, di un momento magico per il Friburgo. Il club, dal 2021, ha anche cambiato casa, lasciando lo storico Schwarzwald Stadion dopo oltre sessant’anni e trasferendosi nel nuovo e più capiente Europa Park.

Vincenzo Grifo, l’italiano che comanda la Bundesliga

Giocatore copertina del momento non può che essere il nostro Vincenzo Grifo, già autore di 15 gol a neanche metà stagione. E le tre finalizzazioni nelle due amichevoli giocate con la nazionale italiana hanno avvicinato anche i tifosi azzurri al talento nato a Pforzheim da genitori del sud Italia.

Appartiene alla ristrettissima cerchia, insieme a Verratti e Gnonto, degli azzurri che non hanno mai giocato in Serie A poiché a trent’anni quasi compiuti, infatti, Vincenzino Grifo ha trascorso tutta la carriera in Germania. Esordisce con l’Hoffenheim in Bundesliga per poi scendere in Zweite e riconquistare la categoria col Friburgo.

Il passaggio all’ambizioso Mönchengladbach, che paga anche discretamente il suo cartellino si rivelerà un flop. Il calciatore rientra di corsa nella sua Friburgo. Ed è qui che il gioco di Grifo raggiunge un livello più alto, quando Streich ha la brillante intuizione di disporlo in campo come attaccante a sinistra. Da trequartista elegante ma atipico e poco continuo nel corso della partita, è diventato la freccia più pericolosa della faretra a disposizione di Streich.

Giocare sulla fascia sinistra e condurre la palla col suo destro raffinato verso l’interno del campo sono fattori che l’hanno reso un’ala sempre pericolosa e con tante soluzioni di gioco, permettendogli di sopperire ad una velocità di base non eccelsa. E i numeri parlano chiaro. In questa stagione con un cucchiaino su rigore contro il Werder è diventato l’italiano ad aver segnato più gol in Bundesliga, esultando proprio come era solito fare monsieur Luca Toni, che con 57 reti segnate per il Bayern Monaco deteneva fin qui il primato.

Altra qualità in cui primeggia l’italo-tedesco è il calcio da fermo. Doppia cifra abbondante di esecuzioni vincenti dal suo esordio ad oggi, che ne fanno il migliore specialista del campionato. E basta guardarne un paio per ammirare le straordinarie traiettorie che riesce a imprimere al pallone.

Gli altri protagonisti del Friburgo 2022/2023

In difesa l’elemento di maggior caratura internazionale è il centrale mancino Matthias Ginter. È l’unico calciatore del Friburgo a vincere un mondiale, ovviamente quello brasiliano del 2014. Dopo due significative esperienze con i due Borussia di Germania, Ginter ha riabbracciato il Friburgo da svincolato nell’estate del 2022, convinto dalla nuova dimensione raggiunta dai Grifoni.

Ad un numero di centrali esiguo, troviamo ben sei terzini in organico. Questo perché spesso Streich li applica anche nella difesa a tre, soprattutto in fase di svantaggio. Piacevole è la scoperta di Killian Sidilla, giovane franco-guadalupense che si sta disimpegnando benissimo su tutta la fascia destra del pacchetto arretrato rossonero.

Meno concorrenza a centrocampo, dove le gerarchie sembrano abbastanza delineate, con Nikolas Hofler che è il cervello della squadra. Il giovane Yannick Keitel, altro tuttocampista, è l’emblema della prolificità del vivaio friburgico. Oltre a Grifo, sulla trequarti il Friburgo presenta nomi interessanti, e che hanno disputato il Mondiale con la propria Nazionale, come il giapponese Ritsu Doan, il ghanese Kyereh o il sudcoreano Woo-yeong Jeong.

Anche se quest’anno Streich gli preferisce lo spilungone austriaco Michael Gregoritsch, in attacco è doveroso partire da Nils Petersen, una vera leggenda dei Breisgau-Brasilianer. Dopo tantissime reti segnate in un paio di anni con il Cottbus, il Bayern vede in lui il rimpiazzo ideale di Miroslav Klose, portandolo in Baviera. Le innumerevoli panchine lo portano lontano però da Monaco.

Dopo l’esperienza a Brema, Petersen arriva a Friburgo e riporta la squadra in prima divisione, grazie a ben 25 gol stagionali. Nils si conferma negli anni successivi uno dei cannonieri più prolifici di Germania e diventa il miglior marcatore nella storia del club bianconero, superando il primato di Joachim Low.

Staremo a vedere dunque questo gruppo fin dove sarà in grado di spingersi e se sarà in grado di crescere ancora, con la solleticosa idea di poter dare fastidio anche al Bayern. Il contratto di Streich in scadenza nel giugno del 2023, inoltre, potrebbe minare delle certezze per il futuro del club, con l’allenatore che potrebbe provare il passo più grande della sua carriera e uscire finalmente dal suo amatissimo Baden-Wurttemberg.

Ma siamo sicuri però che ci penserà ben più di due volte prima di andar via da questa bellissima realtà chiamata Friburgo.


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Immagine di copertina a cura di PSM Sport (immagine base tratta dal profilo Instagram del Friburgo)

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