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Jô: bandiera del Corinthians

Il 2014 per la nazionale Brasiliana sarà ricordato per sempre come l’anno del Mondiale giocato in casa, certo, ma in maniera particolare per l’ 1-7 subito dalla Germania in semifinale. Tra i convocati di Felipe Scolari c’era anche Jô…

João Alves de Assis Silva (al secolo ), punta di buona corsa e tecnica, nel progetto tecnico del c.t. sarebbe dovuto essere la pedina da inserire a partita iniziata al posto dell’attaccante titolare Fred, oppure come suo supporto. La storia ci ha insegnato per l’ennesima volta che non tutti i progetti, per quanto vengano studiati a fondo, poi si sviluppano come vorremmo. La parentesi con la nazionale di Jô, si concluse con il quarto posto nel Mondiale casalingo e un bottino di 5 gol in 20 presenze.

Jô, sempre con la valigia pronta

Ma non solo Brasile nella carriera dell’attaccante classe ’87. Inghilterra, Turchia, Emirati Arabi, Giappone, Russia. Tante latitudini toccate per un vero e proprio girovago del pallone. Al CSKA Mosca, per esempio, ha sicuramente lasciato un ottimo ricordo, siglando 30 gol in 53 partite e contribuendo notevolmente al triplete nazionale del 2006, stagione in cui gli Armejcy moscoviti hanno incrementato il numero di trofei presenti all’interno della loro – fino ad allora non ricchissima – bacheca. L’ anno successivo in Champions si toglie addirittura lo sfizio di segnare 2 gol all’Inter di Ibrahimović. Tanto basta per attirare l’interesse del Manchester City, che lo acquista per 24 milioni di euro.

In Inghilterra incide poco con la maglia dei citizens, per cui viene mandato in prestito a Liverpool prima – sponda Everton – e ad Istanbul dopo, per vestire la maglia del Galatasaray. Esperienze non esaltanti, ma che gli riaprono le porte della ricca squadra mancuniana per la stagione 2010-2011, nella quale troverà pochissimo spazio.

Il ritorno a casa e la Libertadores

Ritornato in Brasile, veste per una stagione la maglia dell’Internacional di Porto Alegre. L’ avventura si conclude però con un epilogo particolare: viene licenziato dopo aver perso il volo per una trasferta di Libertadores, a causa di una sbornia presa la sera prima da cui, evidentemente, non si era ancora ripreso. Calciatore problematico, ma l’Atletico Mineiro nel 2012 punta comunque su di lui per tre stagioni in cui ritrova se stesso: 69 presenze arricchite da 17 gol, con l’ausilio non da poco di ricevere assist al bacio da Ronaldinho. La coppia fa faville – anche fuori dal campo – aiutati dalle notti di Belo Horizonte, ma il Galo vince la sua prima Copa Libertadores nella stagione 2013 battendo in finale i paraguaiani dell’Olimpia Asunción. Jô sembra aver trovato la propria dimensione: oltre al trionfo internazionale, riesce anche nel non facile compito di laurearsi capocannoniere della competizione con 7 reti.

Dopo la débâcle mondiale, l’attaccante cambia aria e prende un volo per gli Emirati Arabi. Con la maglia dell’Al Shabab gioca poco – solo 13 presenze – ma segna 8 volte. Non contento, la sua esplorazione asiatica continua e si estremizza quando si trasferisce in Cina, a Nanchino, per vestire la maglia del Jiangsu Suning. L’esperienza nella Cina orientale non è entusiasmante, per cui il ritorno a casa è un passaggio quasi obbligato.

Il Timão come necessità

Con la maglia del Corinthians, lì dove tutto è iniziato, Jô è un altro calciatore. Nel 2017 realizza 25 gol nelle 61 partite disputate in tutte le competizioni e mette la propria firma sugli ottimi risultati stagionali. Un’annata trionfale, chiusa con la vittoria del Campionato Paulista, del Brasileirão e – a livello individuale – della Bola de Ouro. A questo punto, subentra il Sol Levante nella carriera dell’attaccante nativo di San Paolo. Il Nagoya Grampus a gennaio 2018 sborsa la bellezza di 11 milioni di euro, pur di accaparrarsi le prestazioni della punta, allora 31enne. In 2 stagioni nella J League, si laurea capocannoniere del campionato e mette a referto complessivamente 33 reti in 74 presenze.

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Completato il giro intorno al mondo, nel 2020 Jô ritorna per la terza e forse ultima volta ad indossare la casacca del Time do Povo, la Squadra del Popolo, nata nel 1910 dalla voglia di un gruppo di operai di opporsi alle squadre delle classi abbienti pauliste.

A 35 anni e dopo aver attraversato, per sua stessa ammissione, momenti difficili in cui l’alcol lo affascinava più del pallone, la carriera del classe ’87 pareva diretta verso una fine romantica, con la maglia del Timão praticamente cucita sulla sua pelle. Un rapporto d’amore durato un’intera vita professionale, costellata da oltre 150 presenze e più di 40 gol, interrotto però ancora una volta. Il Corinthians ha difatti rescisso il contratto dell’attaccante, reo di essere stato visto ad un festa svoltasi mentre la squadra giocava una partita che Jô avrebbe saltato a causa di un infortunio.

Un’anima controversa e una carriera che, senza queste contraddizioni, avrebbe potuto avere sia uno sviluppo che un epilogo migliore…


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Grafica a cura di PSM Sport (fonte immagine base: uol ESPORTE)

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