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Domenec Torrent – Flamengo: analisi di un fallimento

Domenec Torrent, ex assistente di Pep Guardiola, era chiamato a sostituire Jorge Jesus al Flamengo, cercando di dare continuità ai risultati del suo predecessore. Non ce l’ha fatta. È stato esonerato, e qui vi spieghiamo le cause.

Dall’Atletico all’Atletico: l’avventura di Domenec Torrent al Flamengo, durata esattamente tre mesi, era iniziata il tre agosto con una sconfitta al Maracanã contro lo stesso avversario che ne ha determinato l’esonero: l’Atletico Mineiro di Jorge Sampaoli. Nei 98 giorni passati sulla panchina rubronegra l’ex assistente di Guardiola ha contabilizzato sei sconfitte in 26 partite, un rendimento che alla luce dei numeri potrebbe anche essere accettabile, ma che analizzando il gioco della squadra rivela una netta involuzione rispetto alla campagna quasi perfetta della scorsa stagione con Jorge Jesus in panchina: Supercopa do Brasil, Recopa Sudamericana, Carioca, Brasileirão e Libertadores sono finiti nella bacheca della Gàvea, la sede del Fla.

Che cosa è successo? E di chi è colpa? Cerchiamo di analizzare i punti principali del fallimento.

La scelta

Può sembrare una motivazione secondaria, ma occorre ricordare che Domenec non è mai stata la prima scelta della dirigenza. Per sostituire Jesus, sono stati puntati due portoghesi che potessero dare continuità al lavoro eccellente dell’attuale tecnico del Benfica: Carlos Carvalhal e Leonardo Jardim. Dopo una serie di incontri entrambi hanno declinato l’offerta. Il piano B conduceva all’ex bandiera del Real Fernando Hierro, ma anche questa trattativa non è andata in porto. Domenec è stata quindi una scelta di ripiego, un nome che all’inizio della tournée europea dei dirigenti non era certamente in cima alla lista. Lo stesso management del club non ha mancato di esprimere dubbi sulla scelta, tanto da “costringere” Rafinha ad una difesa pubblica del tecnico, poco dopo il suo arrivo. Le due sconfitte iniziali, con Atletico Mineiro e Atletico Goianense non hanno certamente favorito l’approccio di Domenec.

La difesa

37 gol in 26 partite, il numero di gol incassati dal Flamengo è sorprendente. È la seconda peggior difesa del campionato, superata solo dal Goiás ultimo in classifica. Domenec ha provato ben sette coppie di difensori centrali differenti, senza migliorie apparenti. L’infortunio patito in nazionale da Rodrigo Caio, titolare assoluto con Jesus, non ha certamente favorito il tecnico, che più volte si è lamentato degli errori individuali in difesa.

Il gioco di Domenec Torrent

Torrent ha cercato di portare al Flamengo il “jogo posicional” che ha imparato con Guardiola. I giocatori non rimangono nella stessa posizione, ma in ogni posizione c’è sempre un giocatore, così puoi giocare più velocemente. “Più ti muovi, la palla non ti troverà. Se non ti muovi, la palla ti trova velocemente. Questo è il mio stile” spiegava l’allenatore. Ma la proposta non ha attecchito: allenatore e squadra non parlavano la stessa lingua. Alcuni giocatori chiave dello scorso anno, Gerson e soprattutto William Arão, le due menti della squadra, dimostrano di non essere adatti a questo stile.

Le rotazioni

Questa è stata una delle differenze maggiori tra la scorsa stagione e l’attuale. Il Flamengo di Jesus aveva un undici iniziale che i tifosi avevano imparato a memoria, perché più o meno giocavano sempre gli stessi. Domenec Torrent invece ha proposto da subito una serie di rotazioni nella squadra titolare, alla ricerca continua degli uomini più adatti, al netto di infortuni e tamponi positivi. Un’attitudine che ha finito per irritare dirigenti e tifosi. Emblematico un video della leggenda rossonera Zico che accusa il mister di non aver ancora imparato a conoscere la i calciatori a disposizione dopo un mese. “La rotazione va bene in una churrascaria, non in una squadra di calcio!” dice il Galinho, in un gioco di parole con il termine “rodizio” (rotazione) che indica anche il giro carne o il giro pizza nei ristoranti.

La pressione

Probabilmente il vero motivo dell’addio di Torrent. Dopo ogni sconfitta o prestazione negativa, il mantra del catalano è sempre stato “ci vuole tempo”. Un concetto inconcepibile in Brasile, quando applicato al calcio. Basti pensare che in 20 giornate di campionato, l’allenatore del Flamengo è stato il 14esimo coach licenziato. A nessun allenatore è concesso il tempo di insegnare una tattica o costruire una squadra in una cultura dove se vinci 2-1 e ti difendi vieni fischiato e tre sconfitte consecutive sono sufficienti per tifosi, stampa e dirigenti per decretare il fallimento di un progetto tecnico. Allargando il discorso, la cultura calcistica brasiliana è obsoleta, perché il gioco è sempre più collettivo e, per giocare collettivamente, è necessario contrattare con attenzione un allenatore e dargli il tempo necessario affinché possa sviluppare il suo lavoro. Domenec Torrent avrà sicuramente le sue colpe, ma la sua cacciata ha a che vedere con un sistema più grande dei suoi errori.

Toccherà al leggendario portiere goleador Rogério Ceni risollevare le sorti del Mengão. L’ex allenatore del Fortaleza, attualmente undicesimo in classifica, non ci ha pensato due volte prima di dire sì. Esordio amaro però nell’andata dei quarti di finale della “Copa do Brasil” con il San Paolo, con una sconfitta 1-2 al Maracanã. Nel mirino di Ceni c’è la Copa Libertadores, con il Racing di Avellaneda pronto a dare battaglia. Sperando che ritorni il super Flamengo di qualche tempo fa e Domenec Torrent resti solo un lontano ricordo.


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