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Cosa ci lascia questa Copa America 2021?

Qualche considerazione sulla Copa America 2021: non solo i protagonisti più importanti, ma anche il livello del calcio sudamericano e i relativi problemi.

Riflessioni, conferme, dubbi sulla Copa America 2021, la più inutile della storia, per quanto riguarda il contesto socio-politico. È finita come in molti speravano che finisse, con l’Argentina in trionfo, con il sorriso di Messi, felice dopo tanto tempo anche con la Nazionale. È vero che raramente le finali sono belle partite ma quella tra Brasile e Argentina è stata proprio brutta. Una partitaccia, lo confermano in molti. C’è a chi è piaciuta perché la grinta sudamericana esalta gli animi più caldi ed euforici, ma obiettivamente il calcio a quelle latitudine si dimostra tatticamente indietro anni luce.

Problemi dal Sudamerica

Viene proprio difficile ad un tifoso europeo esaltarsi ed esaltare l’attuale calcio sudamericano. Volendo usare una provocazione, la tanto celebrata garra dei campionati australi la si può incontrare andando ad assistere ad una partita delle serie minori italiane, in cui la tecnica diventa ancella dell’agonismo. D’altronde il panorama del Brasileirão e della Primera División argentina, per limitarci ai due migliori campionati del continente, vede la presenza di giovanissimi, lanciati in prima squadra il prima possibile per metterli in vetrina e venderli, non necessariamente al miglior offerente, ultratrentenni che tornano in patria per spendere le ultime cartucce della carriera, o giocatori così mediocri da non aver trovato un ingaggio all’estero. Il mese scorso, il trasferimento più celebrato in Argentina è stato il ritorno del 38enne (!) Lisandro Lopez al Racing. Purtroppo.

La colpa non è (solo) dei giocatori. Messi, Neymar, Di Maria, Paquetà, Thiago Silva: non si può dire che il livello individuale sia basso. Il problema è collettivo, quindi tattico. L’Argentina ha segnato grazie ad ad un errore individuale della difesa brasiliana. Chi ha visto spesso la Seleçao di Tite sa che la squadra non gioca male. Il CT è buon allenatore, ma applica concetti superati. Basti vedere la velocità del giro palla, la fase di non possesso, la gestione della partita. E poi chiaramente c’è la questione dei club, ma che con le nazionali hanno poco a che vedere visto che quasi tutti giocano all’estero.

Ma è la mentalità esistente nei club che uccide nella culla i tentativi di innovazione tattica da parte degli allenatori. Al momento solo pochi club (4 o 5 ad essere larghi) in Sudamerica possono essere paragonati a un club europeo di punta. Si sta creando un divario troppo netto.

E non si tratta solo di un incolmabile divario economico, quello c’è sempre stato. Basti pensare, per esempio, che negli anni ’80 l’Udinese prendeva Zico e il Torino il buon Léo Júnior. Come se oggi una squadra dalla decima posizione in Serie A ingaggiasse Neymar (e non è neanche un iperbole…). Quello che è cambiato è soprattutto un discorso tattico e di organizzazione.

Tifosi brasiliani allo stadio (fonte: Twitter B/R Football)

I club sudamericani di punta, con il seguito che hanno e le risorse economiche che vengono dalla vendita di giocatori, dovrebbero dominare la scena. Il Vasco ha milioni di tifosi ed è in Serie B, idem il Cruzeiro. Non succede perché sono club amministrati in modo per nulla trasparente, per usare un’espressione politically correct, e certamente incompetente dal punto di vista gestionale. Il cartellino dei giocatori è in mano a procuratori e fondi di investimento, di cui i club, che sono associazioni senza finalità di lucro, sono ostaggi. C’è una legge per trasformarli in imprese, sul modello europeo, ma è ferma al Congresso da anni.

Ci vuole anche stabilità. Il Flamengo, per esempio, ha esonerato Ceni per una storia molto nota in Brasile. L’allenatore si mette contro qualche consigliere del club o un faccendiere, o un agente. Cominciano a fargli cattiva stampa con qualche giornalista amico, per esempio. La squadra comincia a giocare male perché l’allenatore viene isolato, i tifosi contestano, e infine la società lo esonera. L’Europa ha progredito, oltre economicamente, anche con i concetti, il Sudamerica si è un po’ eclissato. E naturalmente i giocatori ne risentono, seppur indirettamente, anche in ambito Nazionale. Una mentalità più aperta, l’approccio verso nuovi lidi, cominciare a sperimentare qualcosa di innovativo e funzionale aiuterebbe a creare della sana concorrenza.

La competitività aiuta a rendere più belle ed entusiasmanti le manifestazioni. L’Ungheria di quest’anno molto probabilmente non perderebbe contro l’Uruguay di quest’anno, per esempio. Una cosa impensabile anni fa. E va bene i cambi generazionali, le annate storte e il resto, ma il Sudamerica deve cambiare approccio. Sia a livello di club (tre finaliste al Mondiale per Club negli ultimi 5 anni non sono state le sudamericane), che di Nazionali.

I protagonisti della Copa America 2021

Lasciamo i concetti complessi (e opinabili, ovviamente) per addentrarci più ai protagonisti in campo. Tra un Lapadula che ha fatto sognare i tifosi peruviani e un Luis Díaz del Porto prossima grande stella colombiana, la copertina non può che prendersela Leo Messi. Finalmente la Pulga ha vinto quell’agognato trofeo con l’Albiceleste dei grandi. A dirla tutta comunque, la Copa America 2021 è il terzo titolo nella carriera di Messi con l’Argentina. Il primo risale al Mondiale U20 2005, in cui alla fine è anche risultato capocannoniere (6 goal) e miglior giocatore di quell’edizione olandese. Il secondo è l’Olimpiade di Pechino 2008, insieme a Di Maria e Agüero, presenti nella rosa del 2021. L’Argentina non diventava campione del Sudamerica da ben 28 anni, un’eternità considerando il blasone del Paese.

Dopo ben tre edizioni di Copa America perse tra il 2007 e il 2016, Leo, con i suoi 4 goal e 5 assist in tutta la competizione, spezza anticipatamente quelle frecce al veleno che sarebbero arrivate se si fosse compiuto l’ennesimo fallimento albiceleste. Nonostante una finale sottotono, Messi festeggia il suo primo grande titolo in Nazionale esattamente 5 anni dopo la conquista dell’Europeo francese da parte di Cristiano Ronaldo. Finalmente.

Che dire poi sugli altri protagonisti della finale? Di Maria è semplicemente un calciatore totale. Non è un caso che molti argentini pensano ancora oggi che, se ci fosse stato lui in finale al Mondiale 2014, le cose sarebbero andate diversamente. Sarà un grande dispiacere non ammirare più De Paul in Serie A. Uno dei migliori, se non il migliore della finale. Che giocatore fantastico anche lui: con il Cholo lo sarà ancor di più. Menzione speciale per Emiliano Martínez, che in finale ha compiuto due parate, non decisive ma comunque importanti. A inizio 2020 era riserva pluriennale dell’Arsenal. Poi Leno si rompe ed emerge un portiere davvero solido ed affidabile, vincendo FA Cup da protagonista con i Gunners e affermandosi come uno dei migliori portieri d’Inghilterra con l’Aston Villa.

E dal Brasile, dalla Copa America 2021, è tutto cari amici.


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Fonte immagine di copertina: Twitter B/R Football

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