Il Boavista e la sua leggenda: dagli anni d’oro al rischio della retrocessione
Quando pensi al calcio portoghese, i nomi che vengono subito in mente sono quelli di Sporting, Benfica e Porto. Eppure, c’è un club che ha scritto pagine memorabili nella storia del calcio lusitano. È il Boavista Futebol Clube, celebre per la sua iconica maglia a scacchi bianconeri, che per unicità e stile surclassa tutte le rivali menzionate. Boavista è un moderno quartiere nel cuore di Oporto dove parlare del Porto è praticamente vietato.
Nella seconda metà degli anni ’70, il Boavista incanta con il suo gioco e sfida il predominio delle grandi squadre portoghesi. Sotto la guida di allenatori visionari come José Maria Pedroto, il club emerge come outsider. Pedroto può essere considerato un innovatore, noto per il suo approccio tattico, e uno dei migliori tecnici del calcio portoghese.
La dirigenza è ambiziosa e la squadra piena di talento, il Boavista conquista risultati prestigiosi e trofei che ancora oggi brillano nel palmarès del club. Questi successi sono celebrati nel Museo del Boavista, proprio nello stadio Bessa Século XXI, un luogo di culto per i tifosi e testimonianza del glorioso passato della squadra. As Panteras si aggiudicano ben 3 Taça de Portugal (Coppa nazionale) tra 1975 e 1979. Questi trionfi consolidano non solo la reputazione della squadra, ma sanno pure di ventata di novità in un panorama calcistico tradizionalmente dominato dai “soliti noti”.
Dai fasti alla crisi
Dopo decenni di lotte e risultati altalenanti, riesce a vincere, per la prima volta nella sua storia, il campionato portoghese nella stagione 2000/01. Questo risultato, ottenuto sotto la guida di Jaime Pacheco, spezza l’egemonia delle “grandi tre” e consacra il Boavista come la quarta squadra a vincere il titolo dal 1935. Nel 2002 in Portogallo arriva il Porto di Mourinho, che domina le due stagioni successive, mentre il ciclo del Boavista arriva a compimento.
Lo scandalo “Apito Dourado” (Fischietto d’oro) nel 2007 porta alla retrocessione forzata per corruzione. Questo colpo devastante distrugge l’equilibrio del club, che si ritrova sommerso dai debiti, costretto a perdere giocatori chiave e a fronteggiare una drastica riduzione delle entrate. Oggi, però, i fasti di quel periodo sembrano ancora più un ricordo lontano. Attualmente, la squadra si trova in coda nella Primeira Liga, e il rischio di retrocessione è concreto.
Le ragioni di questa crisi sono molteplici. Negli ultimi anni, il club ha dovuto affrontare gravi problemi finanziari, che hanno limitato le possibilità di investimento sul mercato. Inoltre, la mancanza di continuità tecnica e una gestione instabile hanno reso difficile costruire una squadra competitiva. Sul piano tattico, il Boavista ha faticato a trovare la propria identità: le difficoltà in attacco, unite a una cronica mancanza di gol, si sono sommate a una difesa poco solida, trasformando la stagione in un vero calvario.
La squadra allenata da Cristiano Bacci sta vivendo una stagione a dir poco drammatica, con l’ultimo posto in solitaria a tre lunghezze dall’AVS e due sole vittorie in campionato (l’ultima a inizio novembre). Già lo scorso anno, a dire la verità, i bianconeri avevano rischiato grosso, con lo spareggio salvezza evitato al minuto 101 dell’ultima giornata grazie a un rigore di Miguel Reisinho. In quel caso, un clamoroso incrocio di classifica sfavorì la Portimonense, condannata dalla differenza reti per via della totale parità negli scontri diretti (4-1 sia all’andata che al ritorno).
In casa contro il Casa Pia, il Boavista non solo è incappato nell’ennesima sconfitta, ma lo ha fatto in modo a dir poco rocambolesco. Su due situazioni piuttosto simili, due cross dalla sinistra di Leonardo Lelo hanno portato a due autogol, prima di Rodrigo Abascal e poi di Filipe Ferreira. Nel secondo tempo Bacci ha inserito un altro difensore, seppur con vocazione offensiva, come Pedro Gomes. Ma da lui ha ottenuto un’espulsione dopo soli 5 minuti di gioco per via di un’entrata a forbice del solito Lelo.
Boavista, rimane solo la fede
Per i tifosi del Boavista, questo è un momento che mette alla prova la loro fede calcistica. Gli Axadrezados hanno sempre dimostrato un attaccamento profondo alla squadra, e anche in questa stagione non hanno fatto mancare il loro supporto. Per evitare di scivolare in Segunda, sarà necessario uno sforzo collettivo da parte di tutti: giocatori, staff tecnico e dirigenza. Il Boavista ha già dimostrato in passato di saper rinascere. Dopo la retrocessione amministrativa del 2008, causata da problemi finanziari e dallo scandalo, il club è riuscito a risalire la china, tornando in Primeira Liga nel 2014. Anche questa volta, la storia del Boavista potrebbe arricchirsi di un nuovo capitolo di resilienza.
Perché il Boavista è importante? Oltre ai risultati sportivi, il Boavista rappresenta un pezzo fondamentale della cultura calcistica portoghese. La sua storia, costellata di alti e bassi, è quella di un club che ha saputo affrontare le avversità e lasciare un segno indelebile nel cuore dei suoi tifosi. Gli anni ’70, con le loro vittorie memorabili, rimangono un faro di speranza anche nei momenti più difficili. Ora, con la squadra a un passo dalla retrocessione, è il momento di ricordare quelle imprese e di trovare la forza per riscrivere il futuro.
Perché il Boavista non è solo una squadra di calcio: è un simbolo di lotta, passione e perseveranza. E come ci ha insegnato la sua storia, anche quando tutto sembra perduto, c’è sempre spazio per un nuovo miracolo. I tifosi continuano a sostenere il club con un amore incondizionato, trasformando ogni partita in casa in un’esplosione di colori e passione. Il Boavista, come ogni pantera, ha la capacità di rialzarsi e attaccare nel momento più inaspettato. Le Pantere hanno nove vite. E non è ancora il momento di consumarle tutte.
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