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Paolo Guerrero, El Hèroe

16 dicembre 2012, il Corinthians sfida il Chelsea nella finale del Mondiale per club e la decide lui, il peruviano che ha imparato a segnare grazie a Gerd Muller.

Andare a scuola accompagnato da un grande maestro è fondamentale per la crescita di un giovane, specie quando riesci ad incontrare la persona giusta.

“Gerd Muller mi ha insegnato come si segna.”

Guerrero è considerato un eroe in Perù: campione del mondo con il Corinthians, prima ancora di disputare un Mondiale con la Blanquirroja, della quale è il massimo marcatore di sempre con 39 gol.

El Depredador non si è mai ambientato al Bayern, è diventato un pilastro dell’Amburgo, ma è in Brasile che ha costruito la sua gloria.

Campione del mondo

Yokohama, 16 dicembre 2012, finale del Mondiale per club tra il Chelsea di Rafa Benitez e il Corinthians di Tite. Guerrero ha lasciato in luglio l’Europa per affrontare un viaggio di sola andata per il Sud America.

Solo che non può saperlo.

Se il sistema calcistico tedesco lo ha formato umanamente e calcisticamente, lanciandolo nel mondo, il Brasile rappresenterà un punto d’appoggio fondamentale: Guerrero non ha mai esordito nella massima serie peruviana.

Quindi il Brasile è casa sua.

Adesso milita nell’Internacional di Porto Alegre, prima ancora nel Flamengo, ma è con il Timão che riesce a togliersi la soddisfazione più grande.

Torniamo in Giappone. Guerrero segna in semifinale, nell’1 a 0 all’Al- Ahly, mentre il Chelsea elimina il Monterrey 3 a 1.

Formazioni, Benitez e Tite posizionano i propri giocatori a specchio.

Il Chelsea schiera: Cech; Ivanovic, Cahill, David Luiz, Cole; Ramires, Lampard; Moses, Mata, Hazard; Torres.

Il Corinthians risponde con: Cassio; Alessandro, Chicao, Paulo Andrè, Fabio Santos; Ralf, Paulinho; Emerson, Danilo, Jorge Henrique; Guerrero.

Gli inglesi vogliono diventare il primo club di Londra a laurearsi campione del mondo, i brasiliani bissare il successo del 2000.

Un murales per la storia

Cassio si erge protagonista del match con una serie di interventi provvidenziali, su tutti, la risposta con il gluteo ad una bomba ravvicinata di Cahill che fa da apripista alla paratissima su Moses, eseguita con la punta delle dita della mano destra e all’uscita su Torres.

Il Chelsea meriterebbe la vittoria, ma sappiamo quanto un’azione, una giocata completamente estranea al match possa risultare decisiva, soprattutto in una finale, nel momento migliore per gli avversari.

Paulinho, futuro centrocampista del Barcellona, semina il panico al limite dell’area, porge la palla a Danilo, dribbling secco su Ivanovic, Cech esce, conclusione a botta sicura, sembra gol, invece Cahill si oppone in scivolata. La palla prende una traiettoria strana, sale come se la forza di gravità fosse scomparsa, sta per scendere, sulla linea di porta sono appostati Luiz, Cole e Ramires, per evitare danni, nel peggiore dei casi.

Solo che, tra i legni e il pallone c’è lui, El Depredador, spietato come mai.

Ramires va per anticiparlo, ma è tardi, il Predatore ha colpito.

Quanto è vicina, la gloria?

Un paio di metri, risponde Paolo.

Il Corinthians è avanti, uno a zero. Quell’istantanea di gioia verrà immortalata in un murales storico che saprà resistere ad ogni cessione dell’attaccante, nel cuore dei tifosi del Timão, indelebilmente.

Un’azione che va goduta lentamente, come un buon film in bianco e nero, un movimento che taglia in due la difesa blues che consente a Paulinho di sfondare centralmente, un colpo deciso, perentorio per ribadire in rete il gol che consacrerà la squadra di Tite campione del mondo.

Astuzia, intelligenza, fiuto, una rete che Gerd Muller avrà apprezzato così come tutti i tifosi del Corinthians.


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Fonte foto di copertina: http://espn.com.br/noticia/479778_guerrero-justifica-pedida-corinthians-pagou-muito-para-quem-nao-deu-certo

Di Luigi Della Penna

Classe 1996, mi definisco un cacciatore di storie e un mendicante di emozioni. Il calcio è vita, ma un'esistenza senza football non sarebbe la stessa cosa.

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