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Trabzonspor, l’altra faccia del calcio turco

Le squadre di Istanbul sono sul punto di vedere interrotta la loro egemonia, cedendo il passo al Trabzonspor, storico club turco meno titolato, ma non meno celebre.

Andreas Cornelius, Bruno Peres, Marek Hamšík, Gervinho, Vitor Hugo e Stefano Denswil. No, i nomi che leggete non fanno parte semplicemente di un elenco random di calciatori stranieri passati nel nostro campionato negli ultimi dieci anni. I sei calciatori citati sono ad un passo dal vincere la Süper Lig turca con il Trabzonspor, riportando il titolo sulle rive del Mar Nero trentotto anni dopo l’ultimo trionfo – datato per l’appunto 1983/84 – e riaccendendo la miccia della contrapposizione tra Istanbul e Trebisonda, uno tra i più importanti poli portuali ed economici del paese.

Le origini e il duello con le grandi di Istanbul

Sino alla metà degli anni ‘60 a Trebisonda esistevano molti club che erano soliti sfidarsi nel campionato regionale della zona, dando vita ad acerrimi campanilismi di quartiere. Quando alla vigilia della stagione calcistica ’62-’63, il Presidente della Federcalcio turca Orhan Şeref Apak impose che nella massima serie ci fosse una sola rappresentante per città ai nastri di partenza, nacquero i primi dubbi e malumori. Se da un lato erano troppo accese le rivalità intestine, dall’altro faceva gola poter presentare una squadra che fosse subito competitiva. Dopo giorni di trattative, vinsero le ragioni di quei club cittadini che mai si sarebbero voluti fondere con gli altri.

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Un primo passo verso la società attuale si ebbe nel giugno del 1966, quando tre squadre sciolsero le riserve, fondendosi e iscrivendosi in seconda serie. Il Trabzonspor Kulübü che conosciamo oggi nacque ufficialmente poco più di un anno dopo: il 2 agosto 1967. La storia del Trabzonspor è stata, sin dalle origini, incentrata sulla strenua opposizione al trionfo delle grandi compagini della città sul Bosforo. E in una nazione definibile calcisticamente “Istanbulcentrica” (specialmente dopo la vittoria dell’İstanbul Başakşehir nel 2019/20), la squadra di Trebisonda ha scritto pagine importanti.

I primi trionfi

In un lasso di tempo che va dal 1975 al 1984, il Trabzonspor conquistò tutti e 6 i Campionati sino ad oggi in bacheca, 3 Coppe di Turchia e 6 Supercoppe. Ciò gli permise, in un certo senso, di fare la storia. Divenne infatti la prima squadra non di Istanbul a vincere il campionato. In questo stesso periodo i Bordo-Mavililer, soprannome derivante dai colori sociali, vinsero due edizioni della Coppa del Cancelliere. Quest’ultima è una sorta di Supercoppa fra la seconda classificata in campionato e la finalista sconfitta nella Coppa Nazionale. Un premio di consolazione, senza dubbio, ma che testimonia la competitività del club, il quale si dimostrerà capace di conquistare questo trofeo in altre tre occasioni.

Proprio la conquista del titolo del 1984, l’ultimo finora, esemplifica il concetto prima espresso. I ragazzi di Trabzon vinsero il campionato con 50 punti – era l’epoca dei 2 punti a vittoria – precedendo in classifica Fenerbahçe, Galatasaray e Beşiktaş. I primi chiusero a cinque lunghezze di distanza, mentre Gala e Aquile nere giunsero pari merito a 44. In quella stagione non fu tanto il reparto offensivo ad esaltare, quanto l’alto rendimento in fase difensiva, che risultò fondamentale con soltanto 14 gol subiti in 34 gare. Era la squadra in cui militava Şenol Güneş, vero e proprio idolo della tifoseria. Quel Güneş a cui è intitolato lo stadio dove la Karadeniz Firtinasi, letteralmente “Tempesta del Mar Nero”, gioca le sue gare interne dal 2015.

Trabzonspor e storia recente

In seguito alla decennale epopea di cui sopra, la società ha patito una leggera flessione, intervallata da singoli acuti. Furono infatti la Coppa di Turchia 1994/95 e la successiva Supercoppa a testimoniare che il Trabzonspor non era mai morto. Si trattò di due trionfi che fecero da apripista alla storia più recente. È nell’ultimo ventennio che il club è tornato stabilmente competitivo in patria: 4 secondi e 2 terzi posti, oltre a 4 Coppe e 2 Supercoppe – per un totale rispettivamente di 9 trionfi in entrambe le competizioni – testimoniano che il Trabzonspor gioca di nuovo un ruolo di assoluto rilievo. Non solo fra i confini nazionali, perché il club bordeaux-celeste si è dimostrato un rappresentante tanto valido quanto coriaceo anche in ambito europeo.

Un altro esempio è rappresentato dalla stagione 2010/2011, nella quale il Trabzonspor sfiorò la tanto agognata vittoria. Malgrado gli 82 punti finali, che valsero il 1° posto in coabitazione con il Fenerbahçe, gli scontri diretti premiarono i gialloblu, che si cucirono al petto lo scudetto numero 18. In questa stagione di Süper Lig Beşiktaş e Galatasaray hanno fortemente deluso e il Trabzonspor ha dovuto duellare quasi esclusivamente con il Fenerbahçe. Proprio i gialloblù hanno poi dovuto arrendersi, ora che si trovano in terza posizione ad una distanza proibitiva. Il Trab ha davvero legittimato quanto visto sinora, ottenendo un bottino più che positivo contro le tre rivali sopracitate e portando a proprio vantaggio gli scontri diretti contro il Konyaspor, l’altra rivale inattesa.

I protagonisti dell’impresa

Il 4-2-3-1 scelto dal tecnico Abdullah Mucib Avcı è risultato particolarmente equilibrato, con la capolista che ha dimostrato di possedere sia qualità nel concludere a rete che stabilità nel reparto difensivo. In difesa, oltre al portiere della nazionale turca Uğurcan Çakır e ai già citati Bruno Peres, Vitor Hugo e Stefano Denswil, spiccano i nomi dell’esperto terzino İsmail Köybaşı e quello di Tymoteusz Puchacz, volto nuovo del calcio polacco che potremo ammirare ai Mondiali in Qatar.

Il centrocampo è ben strutturato, con tante alternative. A trainarlo sono senza dubbio i nazionali greci (e quando un greco è amato in terra turca fa notizia) Manolis Siopis e Anastasios Bakasetas, con quest’ultimo che ha già siglato numerosi gol importanti. A dare fantasia ed esperienza al reparto, Marek Hamšík e Edin Višća. Proprio il bosniaco ha un obiettivo ben preciso: dopo aver vinto uno storico scudetto con l’İstanbul Başakşehir, trionfare anche con la maglia bordeaux-celeste sarebbe un evento che lo consegnerebbe di fatto alla storia del calcio anatolico e non solo.

Bomber Andreas Cornelius guida un reparto offensivo che può contare sul nigeriano Anthony Nwakaeme (al quarto anno a Trebisonda), il possente attaccante capoverdiano Djaniny e il giovane Abdülkadir Ömür, già nel giro della nazionale turca. Complessivamente una squadra arrembante che sa adattarsi all’avversaria e sfrutta al meglio le caratteristiche dei suoi interpreti.

È tutto pronto

Siamo ad un passo dal traguardo, ad un passo dalla storia per la società del Presidente Ahmet Ağaoğlu. Siamo arrivati a quel momento in cui l’espressione “perdere la Trebisonda”, ovvero perdere la testa e il controllo, nata dall’importanza che aveva nell’antichità il porto della città per i naviganti, si sta per manifestare nelle menti e sui volti dei rivali di sempre.

Dopo lo scudetto vinto dal Bursaspor della stagione 2009-2010, l’egomonia di Istanbul potrebbe cadere ancora. Stavolta per mano di una squadra che nacque per opporsi al dominio costantinopolitano, motivo per cui il trionfo, ormai prossimo, avrà un sapore dolcissimo. I tifosi non aspettano altro che potersi riversare lungo Uzun Sokak e le altre arterie cittadine per testimoniare la gioia e l’orgoglio di una comunità legatissima alla sua squadra, a quel Trabzonspor che dalle rive del Mar Nero si staglia contro le rivali del Bosforo.


Immagine di copertina realizzata da PSM SPORT (base tratta dalla pagina Facebook del Trabzonspor)

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