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La favola di Brian Clough

Il calcio per la maggior parte di noi è fatto di ricordi. Ricordi di una vittoria, di una partita vista insieme agli amici, a casa o allo stadio.

Per me uno dei ricordi più belli risale ad una partita vista insieme a mio padre. Nel gennaio 2015, siamo volati nel nord dell’Inghilterra per assistere a una partita di Championship, la seconda divisione inglese. Una partita che per molti avrebbe avuto poca importanza ma che per noi significava moltissimo. Si trattava del match fra Derby County e Nottingham Forest. Il Derby delle East Midlands che dal 2007 premia la vincitrice della sfida col Brian Clough Trophy, simbolo delle due squadre e città rivali.

Brian Clough non è stato solo un simbolo per loro, ma per un paese intero e per un modo di intendere il calcio completamente rivoluzionario. Le sue statistiche parlano per lui: è uno dei pochi allenatori ad aver vinto due campionati con due squadre diverse in Inghilterra, portandole dai bassifondi della Second Division alla vittoria della First Division. Clough è riuscito anche a vincere due Coppe dei Campioni di fila con una di queste. Ma non si tratta solo di trofei. Brian Clough ha portato oltremanica un nuovo modo di intendere il calcio, stravolgendo i canoni ai quali i tifosi inglesi erano sempre stati abituati, fatti di lanci lunghi a cercare il centravanti. Clough propose un calcio veloce, giocato palla a terra con ritmi velocissimi.

Il mito di Clough

Questo calcio venne inizialmente presentato al mondo col Derby County cioè la squadra che Clough allenò dal 1967 al 1973. Grazie a lui in pochi anni i Rams diventarono una delle squadre più belle e temibili del panorama calcistico britannico e mondiale. Una decina di anni dopo riuscirà a fare la stessa cosa col Nottingham Forest. Ma sono convinto che se non ci fosse stata la prima squadra non ci sarebbe stata la seconda. E allo stesso modo, non sarebbe esistita la leggenda di Brian Clough se non ci fosse stato con lui Peter Taylor.

Taylor e Clough (fonte: guerinsportivo.it

Taylor ha avuto un’importanza fondamentale per la carriera di Clough, che non sarebbe mai stata così piena di successi senza il suo assistente. E lo dimostrano i pessimi risultati raggiunti quando i due non hanno collaborato insieme. Quando invece accadeva i risultati arrivavano, eccome se arrivavano. Si completavano a vicenda i due. Taylor andava a pescare i migliori talenti liberi sul mercato. A volte gli svincolati, altre volte i “bolliti”. Per esempio, uno dei migliori talenti liberi sul mercato, nel 1977, era Peter Shilton. Volendo lasciare lo Stoke City appena retrocesso, decise di accasarsi a Nottingham. Si rivelò decisivo nella vittoria delle due Coppe dei Campioni negli anni seguenti. Così come Trevor Francis, talentuoso attaccante del Birmingham pagato ben 999 mila sterline nel febbraio 1978. Una cifra record per l’epoca, ma spesa per un giocatore che avrebbe segnato inevitabilmente la storia di questo club.

C’è poco da dire sul percorso in patria del Forest: Clough e Taylor portarono immediatamente la squadra dalla seconda divisione alla prima e vinsero la First Division nell’anno successivo alla promozione, impresa mai riuscita a nessun club prima e dopo di loro. Nonostante ciò, l’impresa più grande doveva ancora compiersi, perché l’anno successivo avrebbero partecipato alla prima Coppa dei Campioni della loro storia.Dalla fondazione della coppa europea uno dei suoi principali sostenitori, l’ex presidente del Real Madrid Santiago Bernabeu, inserì una regola che dura fino ai giorni nostri: la squadra vincitrice della Coppa dei Campioni avrebbe potuto difendere il titolo l’anno successivo, indipendentemente dai risultati in patria.

L’ascesa

Fu così che il Forest, quasi per uno scherzo del destino, si ritrovò contro al primo turno la vincitrice uscente della competizione: nientepopodimeno che il Liverpool di Bob Paisley. Buona parte della stampa era abituata da anni ad andare contro l’estroverso ed eccentrico Brian Clough e non perse l’occasione di farlo anche in questo caso, dando il Liverpool come favoritissimo nella doppia sfida europea. Partita di andata: 2-0 al City Ground.

I giornalisti vennero zittiti, ma dopo il match continuarono ad affermare che sarebbe stato difficile superare il turno, poiché la qualificazione sarebbe passata da Anfield. E da sempre Anfield è stato un fortino impenetrabile, così come lo sarebbe stato per il Nottingham Forest. Il loro allenatore però la pensava diversamente: “si tratta soltanto di un campo di calcio”, diceva. E ancora una volta aveva ragione. Il Forest pareggiò 0-0, Shilton non fece passare niente e il Liverpool campione in carica venne eliminato.

Al turno successivo, i campioni di grecia dell’AEK non impensierirono gli inglesi. 2-1 all’andata e 5-1 al ritorno, così come ai quarti di finale il Grasshoppers, eliminato con un complessivo di 5-2. Il Nottingham Forest è in semifinale di Coppa Campioni. Qui il livello delle partite si alzò considerevolmente. Gli avversari erano i tedeschi del Colonia, che costrinsero gli inglesi ad un sofferto 3-3 al City Ground: il Colonia va sul 2-0, venne rimontato e superato, ma un mezzo errore di Shilton rimandò tutto al match di ritorno. In Germania, agli inglesi bastò una rete di Bowyer per passare, al termine di una partita condotta magistralmente. Il Forest approdò così alla prima finale europea della loro lunghissima storia.

In finale incontrarono l’altra sorpresa della competizione, il Malmö del giovane e promettente tecnico inglese Bob Houghton. Anche qui, i pronostici diedero come favorita la compagine svedese, ma Clough sembrò fregarsene altamente dei pronostici. La partita la decise uno splendido colpo di testa in tuffo su cross millimetrico di John Robertson. Il colpo di testa fu proprio di Trevor Francis, l’uomo da 999 mila sterline. L’uomo scelto da Taylor, che non aveva potuto giocare in coppa fino a quella partita, decisiva per la sua carriera e per la storia del club che aveva creduto in lui. Nottingham Forest 1, Malmö 0. Forest sul tetto d’Europa al debutto nella competizione. Due anni prima la squadra veniva promossa in First Division, due anni dopo, Clough e Taylor sollevavano la Coppa dei Campioni.

Il Nottingham è storia (fonte: footballvintageclub.com)

Bis!

A volte il destino è ancora più beffardo di quanto ci si aspetti, perché sempre per la stessa regola di Bernabeu, il Forest avrebbe potuto partecipare alla coppa europea anche l’anno successivo, nonostante non avesse vinto il campionato inglese, in quanto campione d’Europa uscente. Il destino è ancora più beffardo perché quell’anno la finale si sarebbe giocata nello stadio del Real Madrid, intitolato proprio a Santiago Bernabeu, l’uomo che regalò al Forest una seconda occasione per riscrivere la storia. Il loro percorso non trovò particolari intoppi nei primi turni, quando superarono gli svedesi dell’Östers e i rumeni dell’Arges Pitesti.

Non si potè dire lo stesso dei quarti di finale, quando gli inglesi vennero sconfitti nella partita di andata in casa dalla Dinamo Berlino, la squadra della polizia segreta della Germania Est. Ma nel ritorno di Berlino venne fuori l’orgoglio dei campioni in carica, che passarono il turno con doppietta di Francis e goal su rigore di Robertson. Nottingham Forest in semifinale, questa volta contro gli inventori del calcio totale che Clough quasi sembrava imitare: gli olandesi dell’Ajax.

La partita si risolse subito all’andata in Inghilterra: 2-0 con le reti segnate, come sempre, da Francis e Robertson, anche questa volta su rigore. Il ritorno ad Amsterdam si rivelò più ostico del previsto, con il talento danese Lerby che portò i lancieri sull’1-0. Il risultato però si fermò su quel punteggio: i Tricky Trees arrivarono ancora una volta in finale di Coppa dei Campioni. Questa volta ad aspettarli c’era una squadra tedesca, sempre con un simbolo inglese al timone: l’Amburgo di Kevin Keegan.

Le due squadre si presentarono alla finale senza i rispettivi bomber: se il potente Hrubesch non venne rimpiazzato bene in campo, Clough rispose all’assenza di Francis con una partita perfetta a livello tattico. E fu così che John Robertson, l’uomo del destino insieme a Francis, “l’Ala con la pancia”, chiamato così per via della sua forma non longilinea, decise la finale, al termine di un’azione corale partita dai piedi di Lloyd, passata per Mills con assist finale, da terra, di Birtles. Nottingham Forest 1, Amburgo 0. Il Forest ancora una volta conquistò l’Europa, vincendo due volte in due anni, vincendo più Coppe dei Campioni che titoli nazionali.

Una storia incredibile, una storia leggendaria senza eguali in questo sport.


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Fonte copertina: archivio personale

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