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Miura, il “matusalemme” del calcio

Kazuyoshi Miura, oltre ad essere il giocatore più anziano in attività con le sue 53 primavere, è anche il primo ad aver giocato in cinque decenni consecutivi. E sembra non aver intenzione di fermarsi…

Non voglio diventare allenatore, presidente, direttore sportivo. Sono un calciatore e voglio giocare fino alla morte”. Con questo motto, Kazu Miura è entrato nella storia: è il primo calciatore che ha disputato partite ufficiali in cinque decadi consecutive. Una carriera iniziata negli anni ’80 in patria, anche se a 15 anni, lui e suo fratello Yasutoshi prendono un biglietto di sola andata direzione San Paolo, Brasile. Una storia che ricorda un po’ quella del celebre manga “Holly e Benji”, in cui Oliver Hutton, ad un tratto della sua carriera, si traferisce in Brasile per diventare un campione internazionale.

Per Miura le cose non andarono benissimo: le difficoltà linguistiche e culturali lo portarono ad un lungo periodo di adattamento. Dopo gli inizi da professionista con il Santos, diventando così il primo calciatore nipponico nella massima divisione brasiliana, si accasò al Palmeiras. Nel 1987 giocò 5 partite con la Sociedade Esportiva Matsubara, una squadra brasiliana fondata da un uomo di origini nipponiche, Sueo Matsubara. La svolta, però, avvenne con la maglia del Coritiba nel 1989: il tanto minutaggio concesso, poi anche premiato con 6 gol, lo riportarono al Santos, dove totalizza 11 presenze condite da 3 centri.

Luci ed ombre

Miura terminò la sua missione in Brasile nel 1990, ritornando in Giappone e diventando idolo indiscusso dei suoi Verdy Kawasaki: i suoi gol regalarono ben 8 trofei in soli quattro anni, eletto pure calciatore giapponese dell’anno in ben due occasioni (1992 e 1993). Grazie a questi riconoscimenti arrivarono anche le prime convocazioni in nazionale, condite subito dalla vittoria della Coppa d’Asia nel 1992.

Già dai tempi delle sue avventure in Brasile, Miura è stato sempre seguito da tanto pubblico e altrettanti sponsor. Questo convinse nel 1994 Aldo Spinelli, a quei tempi patron del Genoa, a puntare su di lui. In quella che fu la sua prima avventura europea (l’altra alla Dinamo Zagabria nel 98/99 vincendo anche il campionato croato), Miura timbrò il cartellino una sola volta, ma nella partita più importante, vale a dire nel Derby della Lanterna contro la Sampdoria. Quel derby il Genoa lo perse 3-2 e a fine anno, dopo la retrocessione in B del Grifone, Kazu fu rimandato al Verdy Kawasaki, aggiungendo una Coppa dell’Imperatore al suo già ricco palmares. Nel 2005, all’età di 38 anni, dopo delle discrete stagioni con la maglia del Vissel Kobe, Kazu pensò di appendere gli scarpini al chiodo.

La rinascita

Il primo ipotetico passo post ritiro fu quello di aprire una scuola calcio, ma la nostalgia del rettangolo verde si fece sentire ancor prima di abbattersi realmente. Così pochi mesi dopo Miura firmò con lo Yokohama Fc, club allora della seconda serie giapponese, in un matrimonio che dura da ben 15 anni, a parte due mesi a fine 2005 con il Sydney FC. Con i biancoazzurri King Kazu ottenne subito una promozione da protagonista in J League nel 2006. Miura ha iniziato pure a stabilire diversi record. Record che durano tuttora.

Il 12 marzo 2017 diventa il marcatore più anziano della storia del calcio all’età di 50 anni e 14 giorni, grazie ad una sua rete contro il Thespa Kusatsu. Non contento, un anno dopo infrange il record dell’ex portiere inglese Kevin Poole, diventando il calciatore professionista più anziano della storia. Il 5 agosto 2020, nella partita contro il Sagan Tosu di J League Cup, è anche il primo calciatore ad aver giocato una partita ufficiale in cinque decenni consecutivi. Un match giocato ovviamente con la fascia di capitano al braccio.

Le prospettive di un possibile ritiro per King Kazu sono ancora lontane: c’è ancora la voglia di continuare a stupire e infrangere record con il suo compagno di reparto Shinsuke Nakamura: insieme formano la coppia d’attacco più vecchia del calcio, ben 95 anni in due. Kazuyoshi Miura, con la sua grinta e la sua passione, ha dimostrato che il calcio non ha età. Un modello per le future generazioni.


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Fonte copertina: transfermarkt

Di Francesco Romeo

Napoletano, classe 2002. Studente di Scienze della Comunicazione e nel tempo libero parlo di sport, vista la mia incapacità a praticarli

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